la popolaritá è
come il favore nelle corti assolute, ma come succede tanto piú negli
Stati che sono in rivoluzione di liberarsi, perché la popolaritá vi
è allora come il favore nelle corti tiranniche; chiunque corteggiava
popolaritá, si pose fatalmente a spingere innanzi la rivoluzione, e
pochi vollero od osarono tenerla ne’ limiti della prudenza e della
moderazione, pochissimi professaron apertamente queste due ingrate
virtú; e di questi, pochissimi perseverarono poi nell’impopolarissima
professione. — Ai 14 aprile, seguí una riforma che parve allora e fu
festeggiata come maggiore, e fu nulla; un sistema di governo che parve
forse ad alcuni poter tener luogo per sempre del rappresentativo,
che sarebbe certo stato bene ne tenesse luogo finché fosse finita la
conquista dell’indipendenza, ma che, ad ogni modo, nol tenne nemmeno
fino al principio di essa, nemmeno un anno. Questo sistema era il
consultativo; cioè una Consulta (cosí si chiamò allora in Roma), o di
un Consiglio di Stato, od anche di parecchi corpi di diversi nomi, i
quali in qualsiasi forma consigliassero il principe nella elaborazione
e pubblicazione delle leggi, senza avervi tuttavia niun voto impeditivo
o realmente deliberativo. E questo sistema non era nuovo, anzi
vecchio ed invecchiato sul continente, dov’era stato provato fin dal
secolo decimosesto quasi dappertutto. In Italia era stato riprovato
in Napoli e Torino, ma in ombra; ondeché non avea mutato il governo
assoluto. Ma provato ora piú realmente in Roma (e poi in Firenze e
Torino), e coll’opinione ferma in desiderare governi deliberativi e
rappresentativi, ed insieme coll’altra novitá della stampa di fatto
libera, egli produsse prontissimamente ciò che doveva produrre in
tali condizioni, ciò ch’ei produrrá sempre piú o men prontamente,
ma inevitabilmente oramai, il desiderato governo rappresentativo.
Perciocché insomma, questi governi consultativi, è una forma ibrida
che poté durare due secoli nella civiltá de’ secoli decimosettimo e
decimottavo, e senza la libertá né la diffusione della stampa; ma che
con queste, e nel nostro secolo decimonono, non avrá forse mai piú
tant’anni di vita, quant’ebbe secoli; che non uscirá mai piú di questo
dilemma di fatti: o rivoluzione