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162 libro settimo

perduranza militarmente magnifica. Ma la perduranza, che serve sempre alle nazioni perché elle si rinnovellano, non serve sempre a un esercito che non si può rinnovellare, e non serve mai a un uomo che non sappia aver seco una nazione. Inutile sarebbe poi moltiplicar qui particolari e date, piú o men vergognose a quella nazione vicina nostra. La severitá è piú ingrata allo scrittore che a’ leggitori; né a ciò è obbligato se non per la patria. Del resto, tutte le nazioni s’assomigliano quando s’avviliscono; e s’avviliscon tutte, quando (colpevoli od anche incolpevoli) elle son cadute in braccio a’ stranieri. Il senato, conservatore dell’imperio, lo distrusse [2 aprile]. Napoleone abdicò [11], fu portato via. Rientrarono i Borboni, Luigi XVIII. — E intanto, in Italia, il viceré avea continuata sua bella difesa: Gioacchino suo brutto avanzarsi. Il primo, combattendo e talor vincendo contra piú forti, s’era ritratto non piú che da Adige ad Adda e Taro, in due mesi. Il secondo, dichiaratosi contra il viceré, s’avanzava a Piacenza. Un corpo inglese era sbarcato a Livorno [6 aprile]. Finalmente giunte le nuove di Parigi, firmavasi un armistizio [16 aprile], per cui le truppe francesi s’incamminarono a lasciar Italia. Rimaneva il governo italiano, il senato a Milano. Addí 20 deliberava; e molti volean re Eugenio Beauharnais. Una sommossa di quegli uomini che non badano a perder la patria per isfogar un’ira, una vendetta o una invidia, empiè le vie, spaventò il senato, uccise Prina ministro delle finanze. Dio perdoni a tanta (per non dir altro) stoltezza! Certo, niuna fu maggiore mai. Dicono che il viceré non era amato, per alcune parole dette contro agli italiani; forse quelle parole furono scusate in quel dí. D’allora in poi fu finito il regno d’Italia, lasciato all’occupante. Gli austriaci entrarono a Milano [28]. Murat rientrò a Napoli [2 maggio]. Vittorio Emmanuele re di Sardegna (succeduto per la rinuncia di Carlo Emmanuele IV, 22 giugno 1802) sbarcò in Genova [12 maggio], entrò in Torino [20]. Pio VII a Roma [24]. E addí 30 fu firmato il trattato di Parigi, per cui, restituito il regno di Francia negli antichi limiti, fu restituita casa Savoia ne’ suoi Stati continentali, salvo una porzione di Savoia lasciata allora a Francia;