perduranza militarmente magnifica. Ma la
perduranza, che serve sempre alle nazioni perché elle si rinnovellano,
non serve sempre a un esercito che non si può rinnovellare, e non serve
mai a un uomo che non sappia aver seco una nazione. Inutile sarebbe
poi moltiplicar qui particolari e date, piú o men vergognose a quella
nazione vicina nostra. La severitá è piú ingrata allo scrittore che a’
leggitori; né a ciò è obbligato se non per la patria. Del resto, tutte
le nazioni s’assomigliano quando s’avviliscono; e s’avviliscon tutte,
quando (colpevoli od anche incolpevoli) elle son cadute in braccio
a’ stranieri. Il senato, conservatore dell’imperio, lo distrusse [2
aprile]. Napoleone abdicò [11], fu portato via. Rientrarono i Borboni,
Luigi XVIII. — E intanto, in Italia, il viceré avea continuata sua
bella difesa: Gioacchino suo brutto avanzarsi. Il primo, combattendo
e talor vincendo contra piú forti, s’era ritratto non piú che da
Adige ad Adda e Taro, in due mesi. Il secondo, dichiaratosi contra
il viceré, s’avanzava a Piacenza. Un corpo inglese era sbarcato a
Livorno [6 aprile]. Finalmente giunte le nuove di Parigi, firmavasi un
armistizio [16 aprile], per cui le truppe francesi s’incamminarono a
lasciar Italia. Rimaneva il governo italiano, il senato a Milano. Addí
20 deliberava; e molti volean re Eugenio Beauharnais. Una sommossa di
quegli uomini che non badano a perder la patria per isfogar un’ira,
una vendetta o una invidia, empiè le vie, spaventò il senato, uccise
Prina ministro delle finanze. Dio perdoni a tanta (per non dir altro)
stoltezza! Certo, niuna fu maggiore mai. Dicono che il viceré non era
amato, per alcune parole dette contro agli italiani; forse quelle
parole furono scusate in quel dí. D’allora in poi fu finito il regno
d’Italia, lasciato all’occupante. Gli austriaci entrarono a Milano
[28]. Murat rientrò a Napoli [2 maggio]. Vittorio Emmanuele re di
Sardegna (succeduto per la rinuncia di Carlo Emmanuele IV, 22 giugno
1802) sbarcò in Genova [12 maggio], entrò in Torino [20]. Pio VII
a Roma [24]. E addí 30 fu firmato il trattato di Parigi, per cui,
restituito il regno di Francia negli antichi limiti, fu restituita
casa Savoia ne’ suoi Stati continentali, salvo una porzione di Savoia
lasciata allora a Francia;