Pagina:Balbo, Cesare – Storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni, Vol. II, 1914 – BEIC 1741401.djvu/139


delle preponderanze straniere 135

un trattato, che sarebbe stato fatale se non fosse stato stoltissimo allora ed annullato da’ fatti poi; un trattato, per cui casa Savoia dovea disfar l’opera de’ maggiori, riportar sua potenza in Francia, restituendo ad Austria altrettante province verso Lombardia. — Nel 1795 finalmente, quando i repubblicani francesi ebber riuscito a far una repubblica di due assemblee legislative con un Direttorio esecutivo [4 novembre], allora cominciarono a far paci colle potenze nemiche. E prima (brutto vanto) con Toscana [9 febbraio], che non era mai entrata né avrebbe potuto entrar seriamente in guerra; poi con Prussia [5 aprile], con Olanda [16 maggio], con Ispagna [22 luglio]. Quindi, giá non rimanendo essi in guerra continentale se non contro ad Austria e all’imperio e Piemonte, incominciarono in Germania a passar il Reno; ed in Italia ritentarono gli Appennini, e vinsero a Loano [23, 24 novembre], ma furono pur trattenuti al di lá. — Ma l’anno 1796 vide mutarsi a un tratto i modi e la fortuna di quella guerra, l’Italia, l’Europa, per l’elezione di Napoleone Buonaparte, giovane di ventisei anni, al posto di generale dell’armata d’Italia [29 febbraio]. Giuntovi appena [26 marzo], si cacciò tra l’Appennino, al centro della linea di difesa nemica, tra austriaci che vi stavano a sinistra verso Lombardia, e piemontesi a destra verso Piemonte. Vinse or gli uni or gli altri di qua, di lá, a Montenotte [11 aprile], a Dego [12], a Millesimo [14], a Mondoví [22]. E lí presso a Cherasco [28], i piemontesi abbandonarono la guerra, fecero una brutta tregua, mutata poi [18 maggio, a Parigi] in brutta pace; per cui lasciavano l’alleanza, cedean Savoia e Nizza; davano in mano ai francesi le migliori fortezze dello Stato, quelle fortezze vergini d’assalto, in cui e con cui avrebbon potuto e dovuto resistere, e cui date, si facean servi. Fu incredibil viltá, comparata alla virtú antica dei piemontesi, di casa Savoia; ma essi avean fatte almeno quattro campagne, una brutta, ma tre belle; avean tenuto lo straniero quattr’anni su quell’Alpi e quegli Appennini, ove eran accorsi con essi pochi austriaci, non un altro italiano. Conchiudiamo, che allora il migliore Stato italiano valea poco, gli altri nulla. — Intanto Buonaparte proseguí sua invasione, sue