|
delle preponderanze straniere |
129 |
continente europeo. Un lungo secolo, centun anni
dovetter correr prima che si pensasse a niuna imitazione. Vi si pensò,
se ne incominciò in Francia nel 1789; e pur troppo il pensiero fu
leggiero, l’imitazione breve, i pervertimenti molti, pronti e gravi e
non finiti in quella pur essa incostante, pur essa misera nazione. Ma
intanto, tra gli errori e le sventure di Francia, il gran pensiero, la
grande imitazione dell’Inghilterra, la seconda e maggiore restaurazione
del governo rappresentativo, s’è diffusa in Germania, in Spagna, in
Grecia, in Italia, in tutto il continente europeo, tranne Turchia,
Russia, e non so s’io dica alcuni principati italiani. Quindi non è
dubbio che l’anno 1789 è per tutto questo continente una delle epoche
piú grandi e piú atte a segnare e dividere le sue etá storiche, è
l’èra della sua libertá rappresentativa restaurata. Ma perché l’Italia
non entrò realmente in tal restaurazione se non cinquantanove anni
appresso; e perché poi in quest’Italia, che non ebbe in essi, che non
ha nemmen ora l’indipendenza, la stessa questione di libertá non è (per
chi senta e sappia virilmente) se non secondaria; e perché, se ciò sia
vero, noi abbiamo fatto bene, e se non sia, abbiamo errato con meditata
sinceritá, e non ci possiamo quindi ricredere; perché, dico, ad ogni
modo abbiamo da gran tempo divisa la storia italiana secondo questo
interesse primiero dell’indipendenza, e cosí chiamato quest’ultima
etá delle preponderanze straniere; perciò noi non possiamo se non
comprendere in essa, ed anzi nel periodo terzo delle preponderanze
francese ed austriaca, i venticinque anni corsi dal 1789 al 1814. Non
è condizione piú anormale all’universale civiltá, che quella d’una
nazione senza indipendenza; e l’anormalitá della condizione trae seco
l’anormalitá della storia. E il fatto sta che la grand’èra europea
del 1789 non introdusse per noi niuna condizione, niuna mutazione,
niun fatto nuovo che sia rimasto grande e durevole. Ne preparò
alcuni, è vero; ora incominciamo a saperlo; preparò questa libertá
che incominciamo ad avere. Ma non possiamo dire che incominciamo ad
avere l’indipendenza. E finché non l’avremo, io sfido chicchessia a
dire se sia finita l’etá delle preponderanze straniere. Ad ogni modo,