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delle preponderanze straniere |
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i progressi della Riforma, collo scemare i pericoli che ci venivan da
lei, scemò l’utilitá europea de’ gesuiti; e scemò la puritá della loro
operositá. Certo, o mi pare, tra le vicende della lega in Francia essi
non furono giá incolpevoli. Né il furono quando, cessate le guerre
religiose, essi portarono le medesime arti, i medesimi fervori alle
corti di Luigi XIV, di Giacomo II, e in altre. I conventuali d’ogni
sorta furono chiamati per necessitá nei pubblici affari, ai tempi che
essi erano soli colti, che soli quasi sapean leggere e scrivere. Ma
subito che altri furono a saper leggere e scrivere, e i religiosi ebber
cosí perduto questo vantaggio, essi furono naturalmente gli uomini
meno atti al mondo, meno educati e conformati a’ pubblici affari;
le loro solitudini, le loro educazioni, le loro occupazioni ne li
rendono incapacissimi. Molti ammirarono, or lodando, or esecrando, le
destrezze, l’abilitá, la politica de’ gesuiti: ma essi furono forse i
piú impolitici, i piú mal abili degli uomini; mal abili in generale
agli interessi secolari che non poterono imparar ne’ loro collegi; mal
abili in particolare agli interessi politici che sono i piú difficili
della vita secolare; abili soltanto, o poco piú, che ai loro interessi
propri famigliari, cioè a quegli accrescimenti di sostanze, di fortuna,
od anche di credito e di fama, che sono, come si vede nel mondo, la
infima delle abilitá. Se fossero stati abili, essi avrebbon fuggita
non che la politica, ma fin le apparenze della politica, che non era,
che non doveva essere loro ufficio, che doveva essere, che fu lor
perdizione. La loro inabilitá politica li fece cadere in parecchi men
colpe che errori: la inabilitá loro li fece parere caduti in piú errori
che non caddero; li fece parer colpevoli delle male intenzioni che non
ebber né poterono aver mai; li fece accattarsi gli odii, le invidie
degli altri ordini religiosi, di molti ecclesiastici secolari, degli
uomini di mondo e di lettere e d’affari, de’ magistrati, de’ ministri,
e de’ principi. Ne’ tempi poi di che trattiamo, s’aggiunse contra
essi un odio onorevole ad essi, quello de’ nemici della cristianitá,
i quali, comunque si chiamino, certo furono allora molti e potenti.
Questi si valsero dell’invidie, delle divisioni interne nostre,
esultarono di rivolger cattolici contra cattolici; i ministri de’ principi