competitori
erano allora: Stanislao Leczinzki, giá stato re al principio del
secolo e cacciato poi per opera della Russia, ed Augusto elettor di
Sassonia figlio dell’ultimo. E perché in questa estrema imprudenza
caddero di eleggersi i re sotto influenze straniere, stavano, per il
primo, Francia il cui re Luigi XV avea sposata una figlia di lui; per
il secondo, Carlo VI imperatore zio di lui, e Russia antica nemica
del primo. E perché quando Austria e Francia entrano in guerra l’una
contra l’altra, è inevitabile v’entri Italia o almeno casa Savoia
intermediaria, e cosí abbia a scegliere fra le due una alleata secondo
il proprio interesse; perciò re Carlo Emmanuele scelse Francia, che
gli offriva la conquista del desiderato Milanese. Fecesi in Torino [26
settembre] il trattato, per cui oltre a quella conquista fu stipulato,
che farebbesi pur quella di Napoli e Sicilia, da darsi all’infante don
Carlo che lascerebbe Parma e Piacenza al fratello don Filippo. — Aprissi
subito la guerra con una campagna d’inverno. Il vecchio Villars
condusse gli ausiliari francesi; re Carlo, tutto l’esercito. Varcaron
Ticino, entrarono in Pavia, in Milano [3 novembre]; n’assediarono e
presero il castello, e Pizzighettone, Novara, Tortona, e via via tutto
il paese fino all’Oglio. Carlo Emmanuele s’intitolò duca di Milano. Ma
l’error suo qui, l’error forse di tutta sua vita, fu quella prudenza
eccessiva, che teme passar il segno del necessario. Non pensò che
bisogna conquistar due in guerra per serbar uno in pace. Si contentò
di difender le conquiste fatte, e rattenne i francesi che volevan
pure spingere la guerra oltre Oglio e Mincio, alle bocche del Tirolo,
e cacciar gl’imperiali d’Italia. Lo stesso ottuagenario Villars se
ne disgustò; e partito per Francia morí per via a Torino, deriso dai
piú quasi rimbambito; ed era forse di spiriti piú giovanili che non i
derisori. Scese quindi tranquillo l’esercito austriaco sotto Mercy,
e si guerreggiò per quel ducato di Parma, che avrebbe dovuto esser a
spalle dell’esercito gallo-piemontese. E vinsero questi lí a Parma una
gran battaglia sotto il Coigny addí 29 giugno 1734, e s’avanzarono
poi di lí in due mesi e mezzo poche miglia fino alla Secchia. Dove,
non guardandosi, furono sorpresi e mezzo rotti a Quistello da