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74 libro terzo

barbarici, seder l’altro sul maggior trono del mondo; e sorger quindi tanti altri imperatori in ogni provincia, che chi ne conta diciannove, chi trenta, detti nella storia i trenta tiranni. Allora ebbero grand’agio i barbari ad ordinarsi, ad assalire su tutti i limiti. E tre grandi leghe di genti germaniche ne sorsero o crebbero dalle bocche del Reno alle bocche del Danubio: quelle de’ franchi, degli alemanni e dei goti, che furon poi le principali distruggitrici dell’imperio [259-268]. — Morto Gallieno, successegli, chiamato da lui, miglior di lui, Aurelio Claudio che vinse prima uno de’ competitori, gli alemanni, poi i goti, ma morí in breve di peste a Sirmio. Il senato gl’innalzò poi meritamente una grande statua d’oro in Campidoglio [268-270]. — Furono acclamati dal senato Quintilio fratello di Claudio, e dall’esercito, Aureliano; e uccisosi il primo, dopo pochi giorni di porpora, rimase solo il secondo e regnò gloriosamente cinque anni. Respinse gli alemanni e i goti, non piú invasori solamente de’ limiti, ma d’Italia, dell’Umbria! E vinse e prese Zenobia, la famosa regina di Palmira, invaditrice d’Asia minore, Siria ed Egitto. E vinti i rimanenti tiranni in Gallia, Spagna e Britannia, ed abbandonata la Dacia e cosí ridotti i limiti di Traiano, ma restituiti tutt’intorno quelli d’Augusto, poté apparir vincitore, restauratore dell’imperio. Ma fu per poco: dopo cinque anni gloriosissimi, fu ucciso come uno de’ volgari imperatori, e ricadde l’imperio nello strazio consueto [270-275]. — Seguí anzi, strazio nuovo, un interregno di sei mesi; senato ed esercito si rimbalzavan la scelta; non che conteso, l’imperio non era piú desiderato. Finalmente fu eletto dal senato Tacito, un vecchio di settantacinque anni, che morí guerreggiando contro ai goti dopo altri sei mesi [275-276]. — Successero Floriano, fratello di Tacito, per elezione del senato, e Probo, gridato dall’esercito di Siria. Ed ucciso in breve il primo dai propri soldati, rimase solo il secondo. Imperiò e guerreggiò sei anni sul Reno e il Danubio, tra’ quali innalzò un gran muro, vana difesa; fu ucciso al solito dai soldati, i quali tolleravano anche meno i forti imperatori che non i dappoco [276-282]. — Innalzarono Caro prefetto del pretorio che guerreggiò felicemente contro ai goti, ed avviatosi contro ai