senza dar un passo indietro;
ondeché tutti gli storici videro qui un’impulsione, un’opera
personale, quella d’Ildebrando presente e potente. — Salito ora esso
stesso Ildebrando al papato [1073], qual fu l’opera di lui? Diciamolo,
come si conviene alla nostra brevitá, ad un tratto: fu né piú né meno
che continuazione dell’opera precedente, della restaurazione della
Chiesa in generale, della chiesa romana in particolare. La quale
restaurazione poi comprendeva: 1° l’abolizione del concubinato degli
ecclesiastici, il rinnovamento e stabilimento definitivo di lor
celibato; 2° l’abolizione delle elezioni simoniache feodali; 3° la
liberazione soprattutto della chiesa romana da quella condizione di
feudo imperiale, che era pretesa dalla corte germanica; 4° quindi, di
necessitá, la restaurazione della chiesa romana, nella pretesa
contraria, ma antica, ma originaria, ma inevitabile dal dí del Natale
799, d’incoronare e proclamare, e quindi confermare e perciò giudicare
l’imperatore. Pretesa esorbitante, sia pure; ma a chi la colpa? A
Carlomagno che aveva cosí fondato l’imperio, all’imperio cosí fondato;
5° finalmente, quella che altri chiama perfezione e noi chiamiamo
confusione, caos feodale, aveva da per tutto sottoposti molti feudi
laici a questa o quella chiesa vescovile od abbazia, e n’aveva
sottoposti tanto piú alla chiesa somma romana: parecchi ducati
longobardi e normanni a mezzodí d’Italia, Sardegna, Corsica, alcuni
regni spagnuoli, e via via. E fu quindi anche opera naturale di
Gregorio VII rivendicar tutte queste pretese. Le quali dicansi pur di
nuovo cattive da’ filosofi o politici, noi contradiremo loro meno che
mai. Ma che gli storici e biografi di Gregorio VII, non attendendo a
niun fatto precedente, gli attribuiscano un progetto, un’idea,
un’invenzione di non so qual monarchia universale, che sarebbe stata
tutta contraria alle idee, alle possibilitá di questa etá, la quale
giá aveva la monarchia universale dell’imperio; questa mi pare una
delle piú antistoriche fra le molte antistoriche spiegazioni che si
dánno della storia. Gregorio VII non fece questa, non fece nessuna
invenzione nuova; non fece, tutt’al piú, se non il disegno di
restaurar la Chiesa in tutti i diritti