vengon tutte dal padre Noèe dal padre Adamo; lasciar anzi lo stesso vanto
della puritá del sangue; perciocché, oltre alla difficoltá del provarla risalendoall’origini piú antiche che noi vedemmo cosí moltiplici, non è decisopoi se sien migliori, e piú atti a tutto, i sangui puri o i misti. — 2° Di puro o non puro sangue, padri o non padri nostri, coloro che
abitarono anticamente le nostre terre, che bevetter le nostre arie,
furono giá il popolo piú forte in guerra, piú sodo in politica, piú
civile e piú colto in tutto, fra tutti quelli dell’antichitá; e ciò
basta a provare la falsitá di quello scoraggiamento datoci da molti
stranieri, accettato da alcuni nostri, che il nostro molle clima, la
nostra bella terra ci faccia naturalmente men forti che gli
occidentali o settentrionali. La bella, la molle Italia, fu giá la
forte, la virile Italia. Ma dovere nostro secondo era ed è, non
esagerare, non difendere in tutto questa virtú degli avi. Sacro è
senza dubbio difendere, colla veritá, la memoria d’un padre; ma men
sacra, ed anche men possibile, si fa questa difesa per l’avo, meno
ancora per il bisavo, e poi per l’atavo e gli avi piú lontani via via;
e perché piú numerosi, e perché viventi in que’ tempi piú e piú
barbari, quando la potenza e l’illustrazione non si acquistavano guari
in modi legittimi e virtuosi. Non v’è mezzo: o bisogna sacrificar la
difesa delle conquiste e dell’imperio dei nostri maggiori, o bisogna
sacrificar la difesa de’ migliori e piú certi principi della presente
civiltá: tutti quelli principalmente, su cui si fondano i diritti, i
doveri dell’indipendenza. Se noi giustifichiamo l’imperio dei nostri
avi sugli iberi, sui galli e sui germani, noi giustifichiam l’imperio
de’ francesi, degli spagnuoli e de’ tedeschi su noi; né credo che il
voglia niun italiano presente. Ma pur troppo il vollero molti italiani
del medio evo; e vedremo l’inopportuna memoria dell’imperio romano, e
le pretese di rinnovarlo sviar le nostre generazioni, guastar quasi
tutta la nostra storia moderna. — E quindi apparisce un terzo nostro
dovere, che è di emular sí, ma non pretendere a pareggiare i grandi
maggiori; di emularli secondo i tempi mutati e le proprie possibilitá.
Tutte le imitazioni servili, troppo simili, nascono da incapacitá,
riescono a