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PREFAZIONE

L’osservare e comprendere possibilmente la natura del cavallo fu per molti anni una occupazione a cui l’autore si volse con particolare inclinazione.

Dalle considerazioni ch’egli fece in proposito, conobbe ben tosto che nel trattamento di questo nobile animale eransi introdotti non pochi errori.

Dopo ch’egli ebbe riflettuto ponderatamente sulle cause di questo modo di operare così contrario, trovò che il carattere dispotico degli uomini li induceva nell’opinione che gli animali dovessero riconoscere senza condizione la nostra superiorità, come una legge naturale, e sottomettersi quindi alla nostra volontà, qualunque sia il modo con che venga loro manifestata.

Ma in ciò noi manchiamo alle leggi della natura, secondo le quali debbono essere trattati, se non vogliamo correr rischio di vedere il voler nostro riuscire ad un effetto opposto. Gli animati hanno, siccome gli uomini, i proprj diritti; ed è indubitabile che tanto rapporto agli uni quanto agli altri si conferma mai sempre la massima che generalmente si cede alla bontà, si ripugna al rigore, si obbedisce alla forza ragionevole.