Pagina:Balassa - L'arte di ferrare i cavalli senza far uso della forza.djvu/29


sezione seconda 25

sempre necessaria, nell’uso de’ mezzi suindicati, la massima cautela. In caso di non riuscita è meglio differire l’operazione, finchè col mezzo della cavezza, siasi il cavallo più e più ammansato.

§ 18.

Un cavallo docile non deve essere trattato con rigore, come è stato accennato, se non quando divenga ostinato. Non arrendendosi esso, si procederà severamente; non intendendosi però mai l’uso della forza o le scosse di cavezzone; ma solamente coll’alzar la voce, collo sguardo fisso, e con un aspetto minaccioso. Io non posso abbastanza ripetere che coi cattivi trattamenti, colla sferza, col bastone, e colla redine del cavezzone, e cose simili, non si può mai assicurarsi di un esito felice.

§ 19.

Quel cavallo docile, o pur anche impetuoso o pauroso, il quale non manifesta veruna renitenza, non può essere mai trattato abbastanza con dolcezza; ed è d’uopo quindi di servirsi principalmente del mezzo di accarezzargli la fronte e gli occhi per acquietarlo e dissiparne il timore.

§ 20.

Per ciò l’istruttore prende tutte e tre le redini nella mano sinistra, ed incomincia colla dritta ad accarezzarlo sulla fronte e sugli occhi, se il cavallo non è della specie di quelli che zampano. La voce, lo sguardo e l’aspetto dell’istruttore prendano un espressione affettuosa, affinchè il cavallo abbia a perdere ogni timore. Se il cavallo d’addestrarsi è col-