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suo malgrado, trascinandolo con voi e spiegandogli ciò che significa la Rivoluzione sociale.

In questo momento, e sopratutto in principio, gli operai dell’industria non debbono e non possono contare che su loro stessi. Ma se vorranno potranno essere onipotenti. Solo debbono volerlo seriamente. E per realizzare questa volontà non hanno che due modi. Uno consiste nel fissare nei loro singoli gruppi dapprima e poi tra i vari gruppi, una vera, fraterna solidarietà, non solo a parole, ma a fatti; non solo nei giorni di festa, di conferenza o di bicchierata, ma nella vita di tutti i giorni. Ogni membro dell’internazionale deve potersene accorgere, deve essere convinto che tutti gli altri membri sono suoi fratelli.

L’altro modo è quello dell’organizzazione rivoluzionaria; l’organizzazione in previsione dell’azione. Se i moti popolari di Lione, di Marsiglia e di altre città di Francia sono falliti, è perchè non erano organizzati. Posso dunque parlarvene con completa conoscenza di causa perchè vi ho partecipato e sofferto.

E se oggi la Comune di Parigi si sostiene così valorosamente, è perchè durante l’assediò gli operai si sono organizzati a dovere. Non è a torto che i giornali borghesi accusano l’internazionale di aver prodotta la magnifica insurrezione di Parigi.

Sì, siamo fieri di dire che sono stati i nostri fratelli dell’internazionale che col loro perseverante lavoro hanno organizzato il popolo di Parigi, ed hanno reso possibile la Comune di Parigi.

Cerchiamo dunque di essere buoni fratelli, o compagni, ed organizziamoci. E non credete di essere alla fine della Rivoluzione; noi siamo appena al principio. La Rivoluzione è ormai per molte decine di anni all’ordine del giorno. Essa prima o poi verrà a trovarci; prepariamoci dunque, rendiamoci migliori, diventiamo più posi-