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la borghesia che può esistere solo con lo sfruttamento, con l’ingiustizia economica cioè e con la servitù sociale, si è gettata alla reazione.

Quegli stessi traditori che oggi ancora una volta vogliono la rovina della Francia, i Thiers, i Jules Favre, e la grande maggioranza dell’assemblea nazionale, nel 1848 hanno lavorato perchè trionfasse la reazione più immonda proprio come fanno anche oggi. Essi avevano cominciato per portare alla presidenza Luigi Bonaparte, e più tardi hanno distrutto il suffragio universale. Il timore della Rivoluzione sociale; l’orrore che essi hanno per l’eguaglianza, la coscienza dei propri delitti, la paura della giustizia popolare, avevano gettato questa classe decaduta, una volta tanto intelligente e tanto eroica ed oggi stupida e vile, nelle braccia della dittatura di Napoleone III. E ne hanno avuto per diciotto anni consecutivi, della dittatura militare. Non bisogna credere però che lor signori i borghesi si sieno trovati poi molto male. Quelli di loro che vollero fare gli ostinati, e che giuocarono col liberalismo in modo troppo evidente ed incomodo per il governo imperiale, furono naturalmente allontanati ed oppressi. Ma tutti gli altri, quelli che lasciarono al popolo le baie della politica, e pensarono esclusivamente e nel modo più serio, al più grande interesse della borghesia, e cioè a sfruttare il popolo, quelli furono potentemente protetti ed incoraggiati. E vennero loro concessi, per salvarne la riputazione, tutte le apparenze della libertà. Non esisteva forse anche sotto, l’impero una assemblea legislativa regolarmente eletta a suffraggio universale? Tutto andò quindi a seconda dei voti dei borghesi. E vi fu un sol punto oscuro: l’ambizione di conquista del sovrano che trascinava per forza la Francia in spese rovinose, e che finì con l’annichilire il suo potere. Ma non era accidentale questo punto nero, bensì una inevitabile necessità del sistema.