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ha preso piede la grande industria, l’industria sfruttata nelle grandi fabbriche dai grandi capitali. Nella mia ultima conferenza ho detto che siete operai privilegiati. Quantunque siate ancora ben lontani dal vedervi corrisposto integralmente in salario il valore della vostra produzione giornaliera, quantunque siate anche voi sfruttati dai vostri padroni, tuttavia in confronto agli operai dei grandi stabilimenti industriali voi siete pagati abbastanza bene, avete qualche agio, siete liberi e siete felici. Mi affretto a riconoscere che avete ancora più merito per essere entrati a far parte dell’internazionale, e per essere diventati membri devoti e zelanti di questa immensa associazione di lavoro che deve emancipare i lavoratori del mondo intero. Ciò è nobile e generoso da parte vostra. Voi provate così di non pensare solo a voi, ma anche a quei milioni di fratelli che sono molto più oppressi e molto più infelici di voi. E sono contento di potervi rendere questo omaggio.

Contemporaneamente voi fate non solo un atto di generosa e fraterna solidarietà, ma anche, e lasciate che ve lo dica, un atto di previdenza e di prudenza; voi agite non solo per gli infelici vostri fratelli delle altre industrie e degli altri paesi, ma anche se non per voi, almeno per i vostri figliuoli. Se non propio in modo assoluto, relativamente almeno voi siete ben pagati, liberi e felici. Perchè lo siete? Per la semplicissima ragione che il capitale non ha ancora invaso la vostra industria. Ma voi non credete certo che sarà sempre così. Per una legge che gli è inerente, il grande capitale è fatalmente portato a invadere ogni campo. Naturalmente ha cominciato a sfruttare quei rami del commercio e dell’industria che gli permettevano i più grossi guadagni, e quelli naturalmente, dei quali era più facile lo sfruttamento; ma dopo averli sfruttati a sufficienza, e per la concorrenza che in questo sfruttamento si fa da sè stesso, finirà necessariamente per rivolgersi a quei rami che, fino ad oggi non