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assassinarono Robespierre, Saint-Just ed i loro amici, e stabilirono il Direttorio, che fu l’incarnazione più vera della depravazione borghese sul finire del secolo decimottavo, il trionfo e il regno dell’oro conquistato ed ammucchiato col furto da qualche migliaio di individui.

Ma la Francia che non aveva avuto il tempo di corrompersi, e che palpitava ancora tutta per le nobili gesta della Rivoluzione, non sopportò a lungo questo governo. Due furono le proteste: una fallì, l’altra trionfò. La prima se fosse riuscita, se avesse potuto riuscire, avrebbe salvato con la Francia tutto il mondo; il trionfo della seconda inaugurò invece il dispotismo dei re e la servitù dei popoli. Mi riferisco all’insurrezione di Babeuf, ed all’usurpazione del primo Bonaparte.

L’insurrezione di Babeuf segna l’ultimo tentativo rivoluzionario del secolo decimottavo. Babeuf ed i suoi amici, tutti erano stati gli amici di Robespierre e di Sain-Just. Essi furono Giacobini socialisti. Essi ebbero sempre il culto dell’eguaglianza, anche a detrimento della libertà. Il loro piano fu molto semplice: fu quello di espropriare tutti i proprietari e tutti i detentori degli strumenti di lavoro e del capitale a favore dello Stato repubblicano, democratico e sociale, di modo che, diventando lo Stato l’unico proprietario di tutti i beni mobili ed immobili, e di tutte le ricchezze, diventava anche l’unico ad utilizzarle, il solo ad essere padrone della società; e poiché sarebbe. stato provvisto dell’onnipotenza politica, sarebbe stato il solo ad impartire la stessa educazione e la stessa istruzione a tutti i fanciulli, ed avrebbe obbligato gli adulti a lavorare ed a vivere secondo eguaglianza e giustizia. Ogni autonomia comunale, ogni iniziativa individuale, in una parola ogni libertà spariva soffocata da questo potere formidabile. La società tutta intera avrebbe dovuto presentare l’aspetto di una uniformità monotona e forzata. Il governo sarebbe stato eletto per suffragio