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Voi tutti, sapete per esperienza, cari amici, quanto sia fallace questa pretesa libertà politica che non si basa sull’eguaglianza economica e sociale. Ad esempio, in uno Stato molto democratico, tutti gli uomini che hanno raggiunta la maggiore età e che non sono stati colpiti da una condanna per reato comune, hanno il diritto e meglio hanno il dovere di esercitare tutti i loro diritti politici e occupare tutte le cariche alle quali potrebbe chiamarli la fiducia dei loro concittadini. Il più abbietto del popolo l’uomo il più povero, il più ignorante, può e deve anzi esercitare tutti questi diritti ed occupare tutte queste cariche: possiamo immaginare una eguaglianza più estesa di questa? Sì, perchè egli deve ed egli può solo legalmente; ma in realta ciò gli è impossibile. Il suo, per l’uomo che appartiene alle masse popolari, è solo un potere facoltativo, e non potrà mai diventare per lui una realtà senza una trasformazione radicale delle basi economiche della società, — e diciamola la parola — , senza la Rivoluzione sociale. Quindi tutti questi diritti esercitati dal popolo non sono infine che vana finzione.

Noi siamo stanchi di tutte le finzioni, e di quelle religiose e di quelle politiche. Il popolo non vuole più nutrirsi di fantasmi e di fiabe. E’ nutrimento che non ingrassa. Oggi egli vuole la realtà. Vediamo perciò quanto c’è per lui di reale nei diritti politici.

Per occupare convenientemente le cariche e sopra tutto le più alte cariche dello Stato, è necessario intanto possedere un alto grado di istruzione. E il popolo è assolutamente privo di questa istruzione. Per colpa sua? No, per colpa delle istituzioni. Il più grande dovere per tutti gli stati veramente democratici è quello di difondere nel popolo a piene mani l’istruzione. Vi è stato uno solo tra i tanti Stati che l’abbia fatto? Non parliamo degli Stati monarchici che hanno tutto l’interesse a diffondere tra le masse il veleno del catechismo cristiano, e non l’istruzione. Ma parliamo degli Stati repubblicani e demo-