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essere ingiusto, e perciò non pretendo affatto che nelle sue magnifiche proteste contro la tirannia divina ed umana solo un pensiero egoista abbia guidata e spinta la borghesia. Per forza di cose, per la natura stessa della sua intima organizzazione, la borghesia fu instintivamente spinta ad impadronirsi del potere. Ma essa non aveva ancora coscienza dell’abisso che la divide dalle classe operaie che essa sfrutta; e questa coscienza non s’era ancora svegliata nemmeno in seno al proletariato; così avvenne che la borghesia rappresentata dai suoi più nobili ingegni e dai suoi più ferrei caratteri in questa lotta contro la Chiesa e contro lo Stato, credette in buona fede di combattere per l’emancipazione di tutti.
I due secoli che separano le lotte della Riforma religiosa da quelle della grande Rivoluzione furono l’età eroica della classe borghese. Divenuta con la ricchezza e con l’intelligenza potente, essa audacemente attaccò tutte le istituzioni fino ad allora rispettate, della Chiesa e dello Stato. Ed in principio minò tutto con la letteratura e con la critica filosofica, e più tardi tutto rovesciò con aperta rivolta. Fu essa che fece la Rivoluzione del 1789-1793. Non è da porre in dubbio che essa potè farla perchè si servì della forza popolare; ma fu essa che organizzò questa forza, e la diresse contro la Chiesa, contro la sovranità e contro la nobiltà.
E fu essa che concepì ed iniziò tutte le sommosse che poi il popolo eseguì. La borghesia aveva fede in sè, e si sentiva potente perchè sapeva di avere dietro di sè e con sè il popolo.
Se noi paragoniamo i giganti del pensiero e dell’azione sortiti dalla classe borghese nel diciottesimo secolo, con le più grandi celebrità, con quei piccoli nomi di vanitosi che la rappresentano oggi, potremo persuaderci della decadenza e della rovina spaventosa, che si è prodotta in questa classe. Nel diciottesimo secolo essa era intelligente audace, eroica. Oggi si dimostra vile e stupida. Allora,