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Pretesto e scopo dichiarato della disgrazia e della generale oppressione nella quale versavano le masse operaie e in parte anche la classe borghese, erano la grandezza, la potenza, la magnificenza dello Stato monarchico, nobiliare, burocratico e militare, che aveva preso il posto della Chiesa nell’adorazione ufficiale, ed era proclamato istituzione divina. Vi fu dunque una morale di Stato, completamente diversa dalla morale privata degli uomini, ed anzi addirittura opposta. Nella morale privata, fin tanto che non è stata falsata dai dogmi religiosi, è sempre un principio, un fondamento eterno, più o meno riconosciuto, più o meno accetto, più o meno compreso dalle varie società umane. Questo principio altro non è che il rispetto umano, il rispetto alla dignità umana, del diritto e della libertà di tutti gli individui umani. Rispettare, ecco il dovere di tutti; amarli, favorirli, ecco la virtù; costringerli, ecco il delitto. La morale dello Stato è in opposizione completa a quella umana. Lo Stato si impone da solo, a tutti i suoi sudditi, come il fine supremo. Servire la sua potenza, la sua grandezza, con tutti i mezzi possibili ed impossibili, e magari contrariamente a tutte le leggi umane e al bene stesso dell’umanità, ecco la virtù. Poichè è bene tutto ciò che contribuisce alla potenza ed all’ingrandimento dello Stato; ma tutto ciò che gli è contrario, fosse la più virtuosa delle azioni, la più nobile dal punto di vista umano, esso è male. Ed è proprio per questo che gli uomini di Stato, i diplomatici, i ministri, e tutti i funzionari governativi, hanno sempre usato delitti, menzogne e tradimenti infami per servire lo Stato. Per il semplice fatto che una bassezza è commessa in servizio dello Stato, essa diventa una azione meritoria. Tale è la morale dello Stato. Essa è la vera negazione della morale umana e dell’umanità.

La contraddizione risiede nel concetto stesso di Stato. Non si è mai potuto realizzare uno Stato universale; e e perciò ogni Stato è un organismo ristretto che in un