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merenda, una bella pappa col pomodoro! La mangerò per amor tuo, e vedrai che il tuo Albertino non è secondo ad Arturo nel voler bene alla sua mamma!

― Bravo! ― disse alla sua volta il signor Angelo ― è così che si vincono tante sciocche ubbìe.... ―

In quel mentre Guido chiese dell’altro pane.

― O la midolla che hai davanti, non la mangi? ― gli domandò Alberto.

― La midolla? ― disse Guido arrossendo ― io non la mangio mai; la do al canino.

― Perchè?

― Oh bella! Perchè non mi piace; vuoi che la mangi per forza?

― Sarebbe bene, Guido mio, che tu ti ci avvezzassi; ― disse dolcemente la signora Clotilde ― se tu sapessi quante povere creature sarebbero felici se potessero avere il pane che tu sciupi! E forse mentre il tuo canino si leva la fame, tanti poveri non se la levano. ―

Guido tacque mortificato, e mangiò la midolla del pane.

Così ebbe fine il pranzo, dopo il quale i due bambini vennero a trastullarsi un po’ con me. Ma era tarduccio, eppoi non mi sentivo troppo bene; fui perciò portato nel giardino, in una specie di casina verde, tutta coperta, nella quale non mancava nulla di tutto ciò che occorre a far lieta e ben pasciuta la vita d’un mio simile; ma io mi vi accomodai a malincuore, chè la signorile agiatezza, il lusso e i pasti copiosi, non potevano, omai lo sentivo, farmi dimenticare le carezze della mamma e il sorriso della Marietta.