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derare, intraprende una caccia di nuovo genere; si sospende ai rami con le zampine all’insù, e acchiappa tutti gl’insetti che hanno la disgrazia di passare in quel momento sotto le foglie.

È di carattere bonissimo e vuol tanto bene a’ suoi bambini; non è ghiotta, mangia di tutto e si affeziona a’ suoi simili; peccato che fra tutte queste buone qualità ce ne sia una brutta, oh ma brutta davvero! ve la voglio dire: Quando la cincia s’imbatte in un povero uccellino ammalato, invece di soccorrerlo, sapete che cosa fa? Lo ammazza e gli mangia subito il cervello.

― Oh la cattiva! ― esclamarono insieme i due fanciulli.

― Sapete, continuò la signora Clotilde, chi è davvero un bravo uccelletto? La lodola. Di forma somiglia un po’ alla cincia, ma ne differisce grandemente pe’ costumi. La cincia è il simbolo della guerra, la lodoletta quello della pace: costruisce il suo nido in un solco, fra due zolle di terra, e sa nasconderlo con molta maestria alle insidie de’ suoi nemici. Rende molti servigi a’ contadini per lo sterminio che fa ogni giorno di bachi; appena spunta l’alba comincia a mandar nell’aria le sue allegre note, chiamando per tal modo il coltivatore a’ campi.

― O i cardellini, mamma, che uccelli sono? ― interruppe Alberto, additando un di quelli animaletti con la mascherina rossa e il dorso scuro.

― I cardellini sono uccellini graziosi e tutti pace; prendono il nome dalla predilezione che hanno pe’ semi del cardo. Hanno una bella voce e son docilissimi. Carini! ne ho veduti di quelli che ammaestrati dai