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― Oh per codesto, sta’ sicura; ― rispose tutto lieto il signorino — Marietta mia, io non so davvero come ringraziarti; e anche voi Tonia....
― Sì, sì, ― rispose tutta confusa la buona contadina ― le pare che di queste cose meriti il conto di parlarne tanto? ―
In quel mentre si fece sentire la limpida voce della signora Clotilde, che chiamava Alberto, perchè andasse a vestirsi per la passeggiata.
Io rimasi solo con le mie padrone, con quelle due buone creature che stavo per lasciare e che forse, ahimè, non avrei rivedute più mai. Esse avevano certi occhi imbambolati, che era uno sgomento a vederli. La Maria mi prese fra le mani, e avvicinandosi al pollaio nelle cui vicinanze si era sicuri di trovar sempre la mia mamma, mi baciava e ribaciava piangendo.
― Poverino, ― mi diceva sottovoce ― vieni a passar questi ultimi giorni con la mamma e i tuoi fratellini; tu vai certamente a star meglio e, in confronto a loro, diventerai un signore; ma però non te ne insuperbire; ricordati sempre della povera borgata dove sei nato e cresciuto, e anche della tua padroncina, che t’ha voluto tanto e poi tanto bene. —
In quel momento mi sentivo scoppiare dalla passione, e chi sa quel che avrei pagato a essere un bambino per poter dire tutto quello che avevo nel cuore.
Ma come si fa! noi altre bestie siamo condannate, o bene o male che la ci vada, a star sempre zitte, e tutto quel che potei fare, si fu di pigolare in modo compassionevole.
La Maria mi lasciò dalla mamma che se ne stava tranquillamente beccando un cesto d’insalata riccio-