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Questo era il meno; chè la sua ritrosia e l’indole fiera e sospettosa erano forse da attribuirsi alla cattiva educazione ricevuta, e fors’anco alle sue passate sciagure, le quali, invece di renderlo umile e rassegnato l’avevano probabilmente inasprito più che inai!

Ma quel che non sapevo compatire nè scusare era il suo cattivo cuore.

Per esempio la Tonia ci dava il becchime? Noi pulcini, per rispetto, si aspettava sempre che la mamma fosse la prima ad assaggiarlo e dopo le tenevamo i dietro con moderazione e senza troppa avidità; il galletto invece non faceva discorsi: sceglieva i bocconi migliori e quando era sazio lui, sparpagliava il becchime in un certo modo, che non ci riusciva più di raccapezzarne una porzione.

Mi rammento che una volta la mamma si sentiva male e non poteva buttar giù il solito pastone di pan molle e crusca; la Tonia, da quella pietosa donna che ell’era, le cosse un bel pentolino di riso e glielo scodellò davanti perchè si riavesse un po’; il galletto della Lena, appena ebbe visto la Tonia allontanarsi si slanciò bravamente sul riso e se lo mangiò tutto tutto, senza lasciarne alla mamma neanche un chicco.

Ohe cosa ve ne pare, bambini miei, di questa condotta?

Ah il cattivo cuore! Il cattivo cuore! Non si scusa in nessuno: nè nelle bestie nè nei bambini; anzi, a proposito dei bambini; ecco quel che soleva dire un certo vecchietto, che qualche volta veniva a veglia:

— Ho piacere di vedere i bambini svelti, allegri e anche un tantino chiassoni (purché il chiasso, s’in-

3 — Baccini, Memorie d’un Pulcino, ecc.