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238 — terrazza di casa. Mettiti nei miei piedi : odo una scarica di fucile : credo che sia il mio padrone che mi animi, che mi ecciti alla caccia: non so più quel che mi fo.... vedo i pulcini che corrono.... nella mente esaltata li confondo con le lodole e i cardellini.... mi esalto e.... il resto lo sai ! Però ti giuro, — aggiunse Medoro mugolando — che io, non ebbi affatto P intenzione di ucciderli ! Non è colpa mia se ho l’anima di fuoco e i denti così duri!... O Cocò, povero Cocò, non mi serbar più odio : perdonami in nome delle tue stesse creaturine, in nome di tua madre !... — Non potei reggere. Sfiorai delicatamente il becco sul muso del povero cane che s’era but- — 239 —