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a casa — 216 — s’erano fatti tanti preparativi; essa comparve sul limitare della porta, a braccetto del signor Gennarelli. Dietro a loro venivano Masino che dava il braccio alla mamma, la serva che teneva fra le braccia una zuppiera di minestra fumante, e un grosso, grossissimo cane, Medoro. Noi eravamo rimpiattati nella stia, ma potevamo vedere e udir benissimo ciò che accadeva vicino a noi. Discorrevano di mille cose: dell’arrivo di Enrichetta (così cliiamavasi la nuova venuta), della sua futura ammissione al corso preparatorio della Scuola Normale, della futura partenza per Vespignano (oh memorie!) ecc. ecc. Intanto avevano divorato la minestra e un gran vassoio di crostini. — Desiderano il lesso o il fritto? — domandò la serva, mutando i piatti. — Il fritto! — ordinò la signora Carolina. — Il lesso m’è antipatico, — disse l’Enrichetta — ma viceversa sono entusiasta del fritto ! — Bambina mia, — osservò giudizios