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.198 — Una signora piuttosto giovane, del seguito della Eegina, si fermò davanti al vaso dove stavo relegata insieme con le mie compagne ed esclamò: — Oh le magnifiche rose borraccine! — Una giovinetta, la padroncina di casa, si affrettò a prendere il mazzo, ed offrirlo alla gentil lodatrice che mostrò di gradirlo moltissimo. Abbrevio per non tediarti troppo, mio buon galletto, ed anche perchè il sole sta per spuntare. La signora, tornata a casa, lasciò le rose in mano alla cameriera la quale, orrore!, non ebbe ribrezzo a regalarle al cuoco.... Questo birbante, invece di metterci in un luogo fresco e di rinnovar l’acqua ai nostri poveri steli ripiegati, ci dimenticò vicino a una gran casseruola di rame, che puzzava orribilmente di cipolla e di burro rancido. Tre delle mie sorelle, non riuscendo a vincere la febbre e il disgusto, sparpagliarono a piè dell’ignobile vaso le loro foglie avvizzite e morirono. Io, più robusta, ressi fino al momento in cui un garzone di fornaio entrò in cucina, de— 199 —