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1 — 178 — gino aprì prima un occhio, poi l’altro e, rispose con voce flebile, piena di tenerezza: — Pi ! Pi ! — Ment’altro. Ma in quei quattro pi ! pi! c’era racchiuso un poema d’amore e di dolore. Io traversai coraggiosamente l’orto, le aiuole del giardino ed ebbi la fortuna di trovare aperto l’uscio che metteva nel salotto da pranzo. I miei padroni, col signorino, erano intenti a mangiare del cappone freddo: e la signora Carolina, tirando fuori la punta della sua piccola lingua color di rosa, stava appunto dicendo : — Com’ è tenero ! — La vista del mio disgraziato confratello nuotante in un contorno di gelatina, e l’esclamazione della padrona non eran certo fatti per riconfortarmi; pure mi feci coraggio, e con un volo che avrebbe fatto onore a un professore di ginnastica, mi slanciai in mezzo alla tavola, rovesciando una salsiera e facendo rotolare a terra due bei limoni. — O questa! — esclamò spaventato il si¬