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— 176 — Il gatto le fu sopra: già con gli artigli d’uno zampino aveva ghermito la vittima: già la bocca era spalancata per ricevere il palpitante boccone, quando due aiuti del cielo impedirono se non tutto, almeno gran parte del delitto. Questi aiuti erano rappresentati da me, che détti una terribile beccata alla coda del gatto, tanto da lacerargliela; e da un altro passerotto che parve scaturire dal terreno e potè, con due formidabili colpi di becco, accecare l’occhio sinistro dell’infame gatto, che cadde a terra tramortito. Il povero Gigino giaceva in un lago di sangue, ma ancor vivo. — Buon galletto, — mi disse affettuosamente il passerotto salvatore — lei vede in me la madre dello sventurato ferito. Messa in fuga giorni sono da intere comitive di fanciulli crudeli, intenti a dar l’assalto ai nidi, dovei allontanarmi dalla mia famiglia ed errare a caso lungo i viali di circonvallazione. Poco fa nel volare sopra un ciliegio in cerca di cibo, m’è parso di riconoscer la voce del mio Gigino e mi son messa in ascolto, non so dirle con che —