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— Alberto mio, — diceva la buona mamma — ci sono de’ fanciulli i quali vanno a desinare con certi diti tutti macchiati d’inchiostro, e certi visi sudicetti, che è uno sgomento a guardarli. I bambini, come anche le persone adulte, devono dunque presentarsi a tavola con mani e viso ben puliti; chè, così facendo, oltre al procurarsi quel benessere che resulta sempre dalla nettezza, danno altresì una prova di rispetto alle persone che sono in loro compagnia.
Ci sono anche de’ ragazzi che fanno le boccacce alle pietanze che son portate in tavola, e: Questo non mi piace, questo non lo voglio!... Quanto sta male a far ciò!...
Il bambino, quand’è sano, deve mangiar di tutto e così crescerà vegeto e robusto.
— Com’è Arturo, il figliuolo del portinaio; — esclamò Alberto — che viso bianco e rosso ch’egli ha! L’altro giorno se ne stava nel suo casotto mangiando allegramente una certa pappa co’ pomodori, che mi faceva rivoltar lo stomaco! — Che ti piace? gli domandai.
— Eccóme! mi rispose.
— O un bel risotto alla milanese non ti piacerebbe di più?
— Si figuri! Ma anche questa pappa, sa ella, l’ha il su’ merito; già l’ha fatta la mamma! — E come se quest’ultima considerazione avesse cresciuto pregio alla pappa, se la finì in un batter d’occhio.
— Vedi, eh? — disse ridendo la signora Clotilde, — quelli son bambini!
— Mamma, — esclamò Alberto con aria solenne, — propongo che domattina si dia anche a me, per