Pagina:Baccini - Memorie d'un Pulcino.djvu/64


― 64 ―


E qui la povera gallina si mise a piangere dirottamente.

— Via, mamma! — esclamai con un fil di voce — si faccia coraggio; pensi che vo in città, in un bel palazzo, fra dei signori, i quali certamente non mi faranno mancar di nulla;... pensi....

— Sai a che cosa penso eh? — interruppe mia madre mestamente penso che non ti par vero di mutar condizione, e che il dolore che provi nel separarti da noi, non è poi quella gran cosa che vorresti darmi ad intendere. —

Ero colto sul vivo.

Non avendo il coraggio di negare, mi contentai d’abbassare il capo con aria impermalita.

Ma la mamma non era gallina da lasciarsi posar mosche sul naso; e traendomi vicino a sè, soggiunse:

— Sì, figliuol mio, l’idea di diventare un signorino t’ha sconvolto la testa e me ne dispiace di cuore, perchè prevedo quanto dovrai soffrire allorchè le vicende tutt’altro che liete della nuova vita ti apriranno gli occhi alla verità. Io, peraltro, voglio parlarti il linguaggio della sincerità e dell’esperienza, e perchè questo non ti sia grave, mi servirò d’una breve novelletta, che io credo molto adatta al caso tuo. O senti:

— «Andando il topo della città in campagna, trovò il topo campagnolo e fecero gran festa e allegrezza insieme: e quello della campagna menò quello della città a mangiare seco, ponendogli avanti di quelle cose che offre la campagna, con lieto e grazioso volto: e stettero insieme in quel luogo con gran diletto e sicurezza. Finito il mangiare, il topo citta-