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vigilia di Ceppo mi vennero rubati cinque polli, fra i quali cotesto gallettino; i ladri li avranno certamente venduti, ed ecco come si spiega la cosa.
— Me ne dispiace proprio di cuore; — disse tutta afflitta la signora Carolina — fortuna che almeno potremo restituirgliene uno!
— Ma le pare? — interruppe prontamente Alberto — il galletto lo hanno comprato e appartiene a loro; mi accorgo, anzi, che Masino gli vuol molto bene; si figuri se vorrei toglierglielo! —
Masino, infatti, mi guardava con affetto; ma, consultati con una rapida occhiata i suoi genitori, rispose garbatamente:
— Alberto, il galletto è tuo, e lo riprenderai.
— Io non lo voglio; — soggiunse Alberto con amabile ostinatezza.
Chi sa quanto sarebbe durata quella gara di buon cuore e di cortesia, se la signora Clotilde non l’avesse troncata con questa bella sentenza:
— Il gallettino resterà a Masino; ma Masino dovrà fare un bel regalo a me e ad Alberto; e questo regalo consisterà nel venire a passar da noi il giorno dell’Epifania. —
A queste parole batterono tutti allegramente le mani, e parlaron d’altro.
Dopo una mezz’oretta, allorchè Alberto e la sua cara mamma stavano per prender commiato, la signora Carolina domandò loro:
— O de’ vostri contadini di Vespignano che ne è stato? Stanno tutti bene?
― Benone; — rispose la signora Clotilde ― anzi, ieri ricevei una graziosa letterina della Marietta; la cara