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avrebbe avuto ragione di essere. Poi, se non volete prestarci fede mandate pure alcuni dei nostri in ricognizione, e se avremo mentito, farete di noi tutto quello che vi piacerà.»

Il signor Stella rispose tosto, che non aveva atteso certamente il loro suggerimento per mandare qualcheduno in esplorazione; chè ciò anzi aveva egli fatto anche il giorno avanti, dopo la partenza dei due cavalieri. Stessero perciò tranquilli, che non sarebbe loro stato tôrto un capello se le faccende si fossero verificate a quel modo in cui essi le avevano descritte.

Al primo scoppiare dell’allarme, il padre Stella aveva già spedito quattro dei suoi servi, coll’incarico di spingersi cautamente fino all’acqua Osch, ad assicurarsi del vero stato delle cose.

Di là a non molto, uno degli esploratori spediti dietro ai due cavalieri del giorno innanzi, fece ritorno a noi ed espose al padre Stella ciò che aveva potuto scorgere e rilevare.

Raccontò ch’egli ed il suo compagno erano riusciti ad avvicinarsi fino all’accampamento abissino a circa cinquanta passi dall’acqua, dietro alcuni massi di granito, donde poterono assistere ad una serie discussione cui aveva dato origine la coraggiosa risposta del nostro capo.

Il generale Gheremetim, che era del parere di assalirci, aveva trovato una seria opposizione nel suo stesso figliuolo, il quale era un grandissimo ammiratore e un sincero amico del signor Stella.

Le opinioni perciò erano diverse, poichè molti tenevano col padre, molti col figlio.

Questi, avendo chiesto ad uno dei soldati come chiamavasi la grande montagna alle cui falde accampavano, ed essendogli stato risposto appellarsi Zadamba