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Infatti per scendere sino al nostro recinto avevano avuto a camminare par vie scabrosissime ben nove ore, e più che altrettante dovevano occuparne nel ritorno, che è sempre il più malagevole e faticoso. Uno di quei vecchi, da circa sei anni, non aveva lasciato il suo soggiorno nemmeno per un’ora.

Quando arrivarono, il signor Stella si mosse ad incontrarli, e quelli gli spiegarono il motivo della loro discesa. Gli dissero, che da certi fuochi che noi facevamo di notte, erano venuti in sospetto che il nostro fosse un accampamento di predatori; della qualcosa erano venuti ad assicurarsi, non senza però aver prima avvertito gli Amarici acciocchè si tenessero in guardia.

Nell’avvicinarsi poi che fecero durante il viaggio, avevano scorto a vista d’occhio le nostre capanne e si erano racconsolati, giacchè i predatori non usano certamente di perdere il loro tempo nella costruzione di cinte o nella erezione di edifizi. Erano quindi venuti a noi per fare la conoscenza di sì buoni vicini, come speravano saremmo stati per loro, e per vedere ciò che di bello e di nuovo avremmo potuto ad essi mostrare.

Il padre Stella, li riconfermò nella loro buona opinione, li decise a riposarsi alcune ore, invitandoli eziandio a trattenersi da noi alquanti giorni. Accettarono essi molto volentieri l’ospitalità offerta e li avemmo a compagni per oltre una settimana. Scorso il qual termine, se ne ritornarono soddisfattissimi, null’altro recando del nostro che alcune semi da essi desiderate e che contavano di far germogliare lassù.

In tutto il tempo del loro soggiorno fra noi, quei due romiti ci diedero prove di bontà, di dolcezza, e di grande sobrietà; li trovammo sinceri, non ipocriti, e veri penitenti, quali certo non ne possiede l’Europa in tante