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robinson crusoe | 77 |
Bilancio fra i beni e i mali.
a prospettiva che stavami innanzi agli occhi era ben trista; perchè non per mia scelta errava alla ventura in questa isola, posta affatto giù di mano dalla via che avevamo intrapresa e lontana alcune centinaia di leghe dalle scale dell’ordinario commercio di tutto il mondo, ma per esserci stato balzato, come fu detto, da una violenta burrasca; onde aveva gran ragione di ravvisare in ciò una determinazione del Cielo, il quale avesse stabilito che in questo desolato luogo e in questa lagrimevole guisa io terminassi la vita mia. Copiose lagrime mi scorreano pel volto mentre io facea tali considerazioni, e spesse volte ho fin chiesto a me stesso, perchè la Providenza potesse rovinare a tal ultimo grado le sue creature, e renderle sì del tutto miserabili, sì prive d’ogni soccorso, sì derelitte che appena sembrasse ragionevole il ringraziarla per un tal genere di vita lor conceduto.
Ma alcun che si facea tosto a reprimere nella mia mente e a riprovare tali pensieri; e particolarmente un giorno mentre io passeggiava col mio moschetto in riva del mare tutto intento coll’animo alle considerazioni del presente mio stato, parve che la ragione in certo modo mi chiamasse a ravvisarlo sotto un altro aspetto. «È vero, sembravami che questa mi dicesse, voi siete in una derelitta condizione, è vero; ma ricordatevi un poco qual sia quella degli altri della vostra brigata. Non eravate undici in quella scialuppa? I dieci dove sono? Perchè mo non si sono salvati quelli, e non vi siete perduto voi? Perchè siete stato voi privilegiato dagli altri? È egli meglio esser qui o là?» E nel dir là accennava col dito il mare. Tutti i mali vanno considerati con quel bene che è, e con quel peggio che potrebbe essere in loro.
Allora ricorrendomi di nuovo alla mente, come io fossi ben provveduto per la mia sussistenza, pensava qual sarebbe stata la mia