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robinson crusoe | 75 |
fortezza una specie di grotta. Mi ci vollero molti stenti e gran tempo prima di aver terminate tutte queste cose, al qual fine dovetti trasandarne altre che aveano seriamente occupati i miei pensieri. Non era anche condotto a tutta la sua perfezione il disegno di alzare il pavimento e di farmi una grotta, quando annuvolatosi orridamente il cielo, cadde un tremendo rovescio di acqua: poi la mia tenda fu d’improvviso illuminata da un abbagliante lampo cui succedè tosto, come suole accadere, un grande fragore di tuono. Certo non mi diede tanto fastidio il lampo, quanto un pensiere suscitatosi nella mia mente con la rapidità del lampo stesso: O mia polvere! gridai. Rimasi mezzo morto al pensare, come dipendesse da un soffio che la mia polvere fosse distrutta; la mia polvere su cui aveva fondate tutte le speranze, non solo della mia difesa, ma in oltre del mio sostentamento; e la cosa più singolare si è che quasi nulla io m’affannava sul pericolo di me medesimo, benchè se la polvere avesse preso fuoco, non avrei saputo mai più che cosa potesse farmi del male.
Tale impressione fu sì forte nell’animo mio che, cessato il temporale, lasciai in disparte tutti gli altri miei lavori, tutte le mie fabbriche e fortificazioni per darmi a preparare sacchi e casse per separare la mia polvere e tenerne una piccola partita in un luogo esterno, una piccola in un altro parimente esterno, affinchè qualunque disgrazia fosse per succedere, non prendesse fuoco tutta in una volta, e le porzioni di essa fossero segregate in guisa, che infiammandosene una non si infiammasse tutta la massa. Impiegai poco meno di una quindicina di giorni a terminare questa faccenda; e credo bene che tutta questa munizione, del peso in circa di dugento quaranta libbre, non fosse suddivisa in meno di cento parti. Quanto al barile umido, in quello stato non mi faceva paura; onde lo posi nella nuova grotta, che nella mia fantasia io chiamava cucina. Il rimanente della polvere lo nascosi in buche fatte entro il monte, dopo avermi preso ogni cura perchè l’umido non vi penetrasse, e dopo avere contrassegnato accuratamente il luogo di ciascun ripostiglio per poter trovare all’uopo le mie munizioni.
Mentre tutte le indicate cose si andavano operando, ogni giorno io usciva almeno una volta della tenda col mio moschetto sia per divertirmi, sia per vedere se mi riuscisse uccidere qualche animale buono per nutrimento, sia finalmente per rendermi possibilmente pratico delle cose che produceva quel suolo. Alla prima di tali gite