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736 | MEMORIE BIOGRAFICHE |
il qual libro, non v’ha dubbio, stava prendendo la polve negli scaffali di qualche tipografo protetto dalla visione visitatrice. Si parlò pare d’un poema su l’Amicizia d’un signor Norris: dubito per altro che, se ci facessimo a cercare questo poema, quantunque l’abbia onorato delle sue lodi uno spettro, perderemmo tempo e fatica, come accadde al Corelli1 quando si lambiccava il cervello per tornarsi a memoria il motivo d’una sonata che gli aveva insegnata in sogno il demonio. Subito dopo, supponiamo per un resto d’antiche abitudini, lo spettro domandò una tazza di tè; ma (bisogna dire che s’accorgesse tosto d’esser saltato fuor di carattere) ritrattò la sua domanda ricordandosi che il signor Bargrave avea la gentile usanza di fracassare quante chicchere avesse vedute presso sua moglie. Infatti l’atto di tale bibita sarebbe stata cosa stravagante e ridicola niente meno che se, nel Don Giovanni, la statua del commendatore, non contenta di avere accettato l’invito a cena del dissoluto, avesse masticato e digerito con le sue mascelle e il suo stomaco marmorei una fetta di manzo alla graticola. Il dialogo divenne indi d’una meno seria natura, e tale che facea capire come, anche dopo il trapasso dalla vita alla morte, rimanga alcun che di vivo nella cura ch’hanno delle forme e dell’abbigliamento le donne. La donna spettro chiese a mistriss Bargrave, se non la trovasse assai smunta in faccia; come potete credere, mistriss Bargrave le fe’ invece un complimento su la sua ottima ciera. Mistriss Bargrave andava lodando la gonnella dello spettro; e mistriss Veal, come quasi in contrassegno dell’antica famigliarità perfettamente ristabilita, le confidò che in quella gonnella si era fatto uno sconcio, e che fu rattoppato. La informò pure d’un altro segreto: le disse d’una pensione annua di dieci sterlini fattale da un signor Bretton. In tale occasione, la pregò scrivere al signor Veal suo fratello (dal quale fuggì di soppiatto) a chi dovea dare certi orecchini da corrotto che la sorella si era lasciati addietro partendo; nel gabinetto degli orecchini doveva esservi una borsa di monete d’oro. Mostrò qualche desiderio di vedere la figlia di mistriss Bargrave, che andò subito a cercarla in una stanza contigua; ma, quando questa buona donna tornò addietro, la visitatrice non si trovava più lì. Uscita di quella casa, era andata su la strada rimpetto al mercato delle bestie, che si teneva in quel villaggio ogni sabbato; e notate che correva appunto un sabbato in quella giornata. La visitatrice si scusò allegando una premura di vedere la sua cugina Watson (questa fu veramente una bugiuola uficiosa per parte dello spettro), e, serbato sempre il suo carattere di mortalità, voltò ad una cantonata, nè fu più veduta.
Poi arrivò la notizia che mistriss Veal era morta il dì innanzi prima del mezzogiorno. «Ma, esclama mistriss Bargrave, son ben certa io che sabbato restò con me circa due ore.» Qui giunge il capitano Watson, e giura che mistriss Veal era già morta venerdì. Si viene all’esame di tutte le minute particolarità, nè fu di poco peso lo sconcio della gonnella di seta. Mistriss Watson fu costretta dire: «È proprio mistriss Veal la persona con cui avete parlato, mistriss Bargrave; perchè lo sconcio della gonnella non lo sapevamo altri fuor di mistriss Veal e di me che le diedi una mano a risarcirla, ed è affatto affatto la gonnella che voi avete descritta.» Qui entra in campo il racconto de’ vani sforzi tentati per iscreditare il prodigio. Ma lo stesso fratello, il signor Veal ha dovuto confessare d’aver trovata la borsa delle monete d’oro con la sola differenza che non era propriamente nel gabinetto ma altrove; qui poi
- ↑ Arcangelo Corelli di Fusignano celebre maestro di musica Italiana morto a Bologna nel 1713.