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720 | memorie biografiche |
immediatamente con la sua famiglia a Bury-sant-Edmondo. Pure non gli fu concesso goder quella quiete che vagheggiava da tanto tempo. I librai, i novelli scrittori e certi begl’ingegni disseminavano attorno la voce ch’egli s’era sottratto dalle mani della giustizia compromettendo chi gli aveva fatto sicurtà a questo fine. Sprezzati i rancori di costoro, ripreso il corso di sue letterarie fatiche, i primi frutti di queste furono un Inno alla Vittoria e una Duplice salutazione al duca di Marlborough delle quali due poesie gli furono forniti i soggetti dalle gloriose imprese di questo generale.
Il nostro autore continuò per molti anni la sua Rivista e nuove pubblicazioni di opuscoli politici, nel qual tempo non andò immune da inquietudini, e spesse volte da pericoli, ma la sicurezza derivatagli dall’appartenere al ceto de’ trafficanti di Londra, unita a molta risoluzione d’animo e personale coraggio, lo francheggiò ad affrontare ed abbattere le macchinazioni de’ suoi nemici. Si stenterà a credere al dì d’oggi che, mentre i suoi affari lo tenevano in viaggio nelle parti occidentali dell’Inghilterra, sia stata ordita una trama per portarlo via e mandarlo in qualità di soldato all’esercito; parrà al dì d’oggi impossibile che i giudici di que’ paesi, nel fervore del loro zelo di parte, abbiano presa la determinazione di farlo arrestare qual vagabondo; sembrerà anche men verisimile che sia stato còlto il momento di questa sua assenza da Londra per intavolare contro di lui un processo per debiti finti da chi volea perderlo. Pur tutte queste particolarità son narrate dal de Foe nella sua Rivista, nè abbiamo inteso mai che sieno state contraddette; cosa che certamente sarebbe avvenuta se il de Foe avesse pubblicato un tal genere di falsità.
Verso il 1706 emerse tale occorrenza governativa per cui i talenti del nostro autore furono giudicati in singolar guisa opportuni. Il gabinetto della regina Anna abbisognava di una persona dotata di estese cognizioni su gli affari e il commercio, d’ingegno pronto e di modi insinuanti per recarsi nella Scozia onde promovere il grande divisamento dell’unione de’ due regni. Il lord Godolphin pose l’occhio sul de Foe, nè andò guari che il presentò alla regina dalla quale il nostro Daniele ebbe graziosa accoglienza. In pochi giorni venne spedito ad Edimburgo. La particolare natura delle sue istruzioni non fu mai fatta pubblica, ancorchè fosse riconosciuto colà in un carattere quasi diplomatico. Quanto ai variati ed interessanti particolari del suo incarico, poichè occuperebbero qui uno spazio esteso oltre ai limiti che ci siamo prefissi in questa biografia, rimettiamo i nostri leggitori alla Storia dell’Unione del medesimo de Foe.
Non sembra che il nostro autore trovasse grande favore nella Scozia, ancorchè stando là abbia pubblicato la sua Caledonia, poema scritto ad onore di quella nazione. Egli racconta d’averne scappate delle belle «grazie, dic’egli, alla mia prudenza e alla provvidenza divina.» Nè, per dir vero, e da stupire che, essendo quasi l’intera Scozia contraria affatto all’unione, un personaggio vestito del carattere di Daniele de Foe, mandato per promovere con tutti i mezzi diretti e indiretti questa stessa unione, venisse quivi guardato in cagnesco ed esposto anche al pericolo di essere assassinato. In somma, l’atto dell’unione fu accettato in gennaio del 1707 dal parlamento scozzese, e nel febbraio immediatamente successivo il de Foe era in Londra scrivendo la storia di questo grande trattato che di due nazioni ne faceva una sola. Si crede che i servizi del de Foe sieno stati rimunerati mediante una pensione fattagli dalla regina Anna.
Durante il torbido periodo che venne appresso e fino alla conclusione della guerra