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cadere, se fossi stato preso fortemente dal sonno. Quivi tagliato un ramo corto e grosso, di cui mi feci una specie di randello per mia difesa, presi possessione del mio alloggiamento. Estenuato, com’io era, dalla fatica, non tardai a rimanere profondamente addormentato; onde ebbi tal sonno tranquillo qual, cred’io, ben pochi lo avrebbero dormito nel caso mio; nè penso che alcun altro mai si sia trovato ristorato dalla sua dormita, quanto io fui dalla mia in quella occasione.

Allorchè mi svegliai era alto il mattino, bella la giornata, depressa tanto la tempesta, che il mare non infuriava o si gonfiava più come il dì innanzi; ma fu grande cagione per me di sorpresa il vedere come il nostro vascello, sollevatosi durante la notte dalla sabbia ove giaceva, fosse stato trasportato dal gonfiarsi della marea e tratto ad arrenarsi in poca lontananza dallo scoglio da me menzionato dianzi, e contro al quale lanciato dall’acque ebbi sì mala percossa. Non essendo esso più lontano d’un miglio circa dalla spiaggia ov’era, e sembrandomi che non isbandasse ancora del tutto, concepii un vivo desiderio di potermivi recare a bordo, per salvarne almeno alcune cose necessarie alla mia sussistenza.

Sceso giù dal mio appartamento, tornai a guardarmi all’intorno, e la prima cosa occorsami fu la povera nostra scialuppa, che sbattuta dal mare e dal vento era venuta a stare sopra la spiaggia alla mia diritta in una distanza di circa due miglia. Camminai finchè potei alla sua volta, ma giaceva tra essa e me un braccio d’acqua della larghezza quasi di un mezzo miglio. Voltai dunque addietro per allora; che assai più stavami a cuore il tornare a bordo del vascello, ove io sperava raccorre qualche cosa utile al mio sostentamento.

Passava di poco l’ora del mezzogiorno, quando trovai il mare sì placido e il riflusso in tanta declinazione, che potei portarmi con le mie gambe alla distanza di un quarto di miglio dal vascello, e qui, oh quanto si rinnovellarono i miei cordogli! perchè qui ebbi il pieno convincimento che se fossimo rimasti a bordo, ci saremmo tutti salvati. Intendo le nostre vite, perchè avremmo tutti raggiunta in piena salvezza la spiaggia, nè io mi sarei veduto a tal segno di miseria in questo presente stato di perfetta solitudine e desolazione; il qual pensiere mi costrinse a spargere nuove lagrime; ma poichè non vedeva rimedio a ciò, risolvei tentare di raggiugnere, se pur fosse stato possibile, il naufragato vascello. A tal fine spogliatomi de’ miei panni,