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non conta meno di novecento soldati; e la ragione di questo si era che da prima le frontiere della Moscovia erano più vicine di quanto sieno state da poi a quelle della China. I Moscoviti aveano già abbandonato un tratto di terra dell’estensione circa di dugento miglia, che giace a ponente di Naum, trovandola desolata affatto e di nessun utile; soprattutto per essere in tal lontananza, che non tornava lo spedirvi un corpo di soldatesca per di fenderla. Di fatto ci rimaneva ancora un viaggio di due mila miglia prima di giungere a quella parte di dominio moscovito, che può propriamente chiamarsi Moscovia.

In appresso passammo parecchi grandi fiumi e due spaventosi deserti; uno de’ quali ci tenne in cammino oltre a sedici giorni, e potea chiamarsi, come un altro attraversato dianzi: Terra di nessuno. Ai 13 d’aprile ci trovammo alle frontiere dei dominî moscoviti. Credo che la prima città, o fortezza (chiamatela poi come volete) spettante ai czar nella quale ci abbattemmo, si chiamasse Arguna, perchè giace alla riva occidentale del fiume Arguna.


Descrizione di paesi della Tartaria moscovita; idolatria di que’ Tartari; crociata d’un genere singolare.



N

on potei non sentire un’infinita contentezza d’esser arrivato sì presto in terra, come io la chiamava, di Cristiani, o posta se non altro sotto il governo di Cristiani. Perchè, se bene i Moscoviti, a mio avviso, non sieno meritevoli di questo nome, pretendono per altro esser tali, e lo sono alla loro maniera. Certamente non vi sarà uomo che viaggi il mondo, come ho fatto io, e che abbia qualche forza d’intelletto, a cui non accada considerare qual fortuna sia il vedersi trasferito in tal parte dello stesso mondo, ove il nome di Dio e d’un Retentore sia conosciuto, venerato e adorato; e non laddove i popoli abbandonati dal cielo ad assurde illusioni adorino il demonio, si prostrino a tronchi e macigni; rendano un culto dovuto alla sola divinità a mostri e animali di