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robinson crusoe | 57 |
stato trasportato verso la terra, nel retrogredire non mi trascinasse nuovamente seco nel mare.
L’ondata che ritornò ad assalirmi, mi tuffò di botto entro la sua massa per un’altezza di venti o trenta piedi, sì che per lungo tratto mi sentii trasportato violentemente e con grande velocità verso la spiaggia. Dal canto mio mi aiutai tenendo il fiato per venire a galla, e per avanzarmi sempre di più al nuoto. Benchè poco mancasse che non mi scoppiasse nel far questo sforzo una vena, pervenni a mio grande conforto con la testa e la mano fuori dell’acqua, nella qual posizione benchè io non potessi mantenermi più di due secondi, ciò fummi di molto sollievo non tanto pel breve respiro, quanto pel nuovo coraggio che me ne derivò. Rimasi nuovamente coperto dall’acqua per un altro buon intervallo, pur non sì lungo ch’io non potessi durarla, finchè, accorgendomi che il furore di questa ondata andando estinguendosi essa retrocedeva, feci forza per avvicinarmi di più al lido prima che ne tornasse una terza, e toccai di nuovo coi miei piedi la terra. Dopo essermi fermato pochi momenti per ripigliar fiato, mi raccomandai alle calcagne, correndo con quanta forza mi restava verso il lido. Ma nemmeno ciò valse a liberarmi dal furore del mare, che venuto ancora ad assalirmi per più di due volte, mi sollevò con le proprie acque, portandomi per altro sempre innanzi come da prima, perchè la riva era piatta del tutto.
L’ultima di queste due volte manco poco ch’io non annegassi, perchè l’ondata trasportandomi, come dianzi, mi condusse o piuttosto mi battè contro ad una punta di scoglio con tanta veemenza, che toltimi i sensi, mi lasciò affatto incapace di aiutarmi da me medesimo per non perire, sì gagliarda fu la botta che ne soffersi al fianco e alla testa; e certamente, se un’altra onda fosse sopravvenuta immediatamente, io rimaneva soffocato senza riparo nell’acqua; ma riavutomi alcuni momenti prima di questo ritorno, e vedendo come io fossi per essere investito ancora dal mare, presi il partito di attaccarmi forte ad un pezzo dello scoglio, e di tenere, se mi riusciva, il fiato in tale postura, finchè l’onda fosse tornata addietro. Questa volta, poichè le acque non erano tanto alte come in principio, essendo la terra ognor più vicina, mi ressi meglio fino all’istante dello sbassarsi dell’acqua, per lo che l’ultima ondata, ancorchè mi giungesse addosso, non mi sommerse entro di sè, nè mi trasportò seco; quindi appena rimasto in libertà di prendere una corsa, toccai la terra ferma, ove
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