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raccogliere il danaro. Pertanto l’essere compresi nel corteggio del mandarino era certamente un onore per noi, ma non un grande favore ch’egli ne compartisse; perchè si trattava di cosa notabilmente vantaggiosa per lui, ove si consideri che vi era con noi un’altra trentina di viaggiatori posti nella nostra medesima condizione, e protetti come noi. Il paese dunque forniva le provvigioni gratuite per tutti noi, e il mandarino ne intascava il prezzo, che a tutti noi faceva sborsare.


Incidenti del viaggio per Pekino; arrivo, incontro con una carovana di Moscoviti.



V

enticinque giorni furono impiegati nel viaggio a Pekino per mezzo ad una contrada infinitamente popolosa, ma, a quanto parvemi, malissimo coltivata. Benchè venga tanto decantata l’industria di quegli abitanti, la loro economia, il lor governo domestico fanno pietà; il tenore del lor vivere è miserabile, lo dico tale rispetto a noi, non ad essi, perchè quei poveretti non ne conoscono uno migliore. Anzi l’eccessivo orgoglio de’ medesimi, superato soltanto in alcuni dalla povertà, e un accrescimento alla loro miseria; onde sono costretto credere che gl’ignudi selvaggi dell’America conducano una vita assai più felice degl’infimi dei Chinesi, perchè i primi, non avendo nulla, non desiderano nemmeno nulla. Vedete i secondi superbi ed audaci, la dove sono nella generalità meri cenciosi e pitocchi. Della loro ostentazione non vi potrei dire abbastanza. Per poco che il possano, si fanno servire da una moltitudine di famigli o di schiavi, pompa ridicola al maggior segno, siccome è il disprezzo in cui tengono il rimanente dell’universo.

Devo dire che il viaggiare pei deserti inospiti della Gran Tartaria m’allettò più in appresso, che l’aggirarmi fra questi paesi, ancorchè