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fermarci qui quattro mesi fino al tempo della fiera, pensammo ad impiegarli in tre o quattro gite di diporto.

Primieramente passammo dieci giorni a Nang-King, città veramente degna di esser veduta. Colà si dice che essa abbia un milione di abitanti: regolarmente edificata, ha strade affatto diritte, che si attraversano in linea retta fra loro, ciò che non contribuisce poco ad abbellirne l’aspetto, ma se vengo ad istituire qualche sorta di confronto fra i miserabili abitanti di quella contrada e i popoli nostri, son costretto confessare essere ben poche le cose che meritino nemmeno l’onore di una citazione, per sostenere un tal paragone: non le fabbriche, non le maniere del vivere, non il governo, non la religione, non quella che i Chinesi chiamano loro gloria. Importa bene l’osservare che ogni qual volta facciamo le meraviglie su la grandezza, le ricchezze, il fasto, le cerimonie, il governo, le manifatture, il commercio, la condotta della popolazione Chinese, non siamo già indotti a ciò perchè tali cose possano eccitare la sorpresa o da vero essere degne sol d’un’occhiata; ma perchè, avendo una verace nozione della barbarie, della goffaggine, dell’ignoranza che prevalgono in quella parte di mondo, non ci aspettavamo nemmeno tanto.

Ove non si parta da questo principio, che cosa sono mai i loro edifizi a petto de’ palazzi e delle reggie d’Europa? Che cosa è il loro traffico avvicinandolo col commercio universale dell’Inghilterra, dell’Olanda, della Francia e della Spagna? Che le loro città per chi conosce l’abbondanza, la forza, la giocondità, i ricchi ornati, l’infinita varietà delle nostre? Che i loro porti coperti unicamente di poveri giunchi, che sono tutto il loro navilio, a chi vede le nostre armate navali, le nostre flotte mercantili, le nostre poderose navi di linea? La nostra sola Londra ha più commercio della metà di tutto quel così detto celeste impero; un vascello da guerra di ottanta cannoni inglese, olandese o francese basterebbe a battersi con tutta intera quasi la forza navale spettante alla China. Ho dunque ragione di ripetere che tutta questa vantata grandezza, ricchezza e possanza (notate in oltre che è minore in sè stessa di quanto è esagerata da alcuni racconti che ce ne vengono fatti) può unicamente sorprenderci, perchè da una barbara nazione di pagani, a cui poco manca a poterli chiamare selvaggi, dovea aspettarsi anche molto di meno.

Del resto, tutta la forza militare di quell’impero, ancorchè sia