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con oppio ed arrack, la prima delle quali cose era grandemente apprezzata dai Chinesi, che in quel tempo ne mancavano. In fine andammo a Suskan: onde, come vedete, facemmo un bel viaggio, in cui impiegammo più di otto mesi, in capo de’ quali rivedemmo il Bengala, ove mi trovai soddisfattissimo della mia corsa.

Mi accadde notare che i nostri Inglesi si maravigliano perchè gli uffiziali che la compagnia spedisce nelle Indie, e i mercanti che negoziano in questi paesi fanno sì immensa fortuna, e tornano talvolta a casa con sessanta o settantamila sterlini guadagnati in un solo viaggio. Cesserà la sorpresa, o piuttosto si vedrà che non ve n’è alcun motivo, quando si pensi agl’innumerabili porti e piazze di libero commercio che sono colà, e tanto più se si consideri che in que’ porti e piazze, in cui approdano vascelli inglesi, son tante le domande delle produzioni degli altri paesi, che non possono mai mancare occasioni di contrattarle con altre mercanzie o di venderle a danaro contante.

In sostanza il nostro viaggio non poteva essere stato migliore, ed io aveva guadagnato e molto danaro e tale perspicacia sul modo di guadagnarne di più, che, se avessi avuto venti anni di meno, mi sarebbe venuta la tentazione di rimanere in quella contrada, nè mi bisognava altro per fare la mia fortuna. Ma qual seduzione poteva mai essere questa per me che non aspettava più i sessant’anni, che era ricco abbastanza, e andava girando attorno più per appagare la mia irrequieta brama di girare il mondo, che spinto dalla voglia di tesoreggiare?

L’ho chiamata irrequieta brama, ed è proprio il giusto epiteto che le compete. Se era a casa, mi sentiva ansioso di andare per il mondo, se per il mondo, di tornare a casa. Che cosa era per me, come ho detto, il guadagno? Aveva più del mio bisogno; a che affannarmi per fare nuovo danaro? Per ciò il guadagno ottenuto non mi diveniva un gran fomite ad imprendere nuove speculazioni. In fatti io non m’accorgea che questo viaggio mi avesse fruttato alcun che; perchè essendo tornato nello stesso luogo donde partii, mi pareva lo stesso che essere tornato a casa. Il mio occhio, che potea paragonarsi a quello di cui parla Salomone, non era mai sazio di aver veduto; era sempre più sitibondo di trascorrere più vasto orizzonte e di trovar cose nuove. Io mi trovava in una parte di globo, che non aveva veduta giammai, e in quella parte singolarmente di cui