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Curiosità di conoscere il destino del marinaio smarrito. Atroce fine di quest’uomo; incendio; orride stragi che ne derivarono.



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a io non poteva aver pace, se non mi rischiava una seconda volta su la spiaggia, per cercare di procurarmi qualche contezza sul piloto rimaso nell’isola. Nella sera terza dopo la strage degl’isolani, questa curiosità crebbe fortissima in me. Voleva conoscere, a qualunque costo, il danno recato a quella popolazione, e come stessero le cose su la costa indiana. Risolutamente pertanto mi accinsi all’opera con alcuni de’ nostri nell’ora buia, per timore d’un secondo assalto de’ nativi. Ma doveva almeno provvedere che fossero obbligati a dipendere dal mio comando quelli che mi seguivano, prima d’avventurarmi ad un’impresa tanto pericolosa e divenuta in appresso, senza ch’io ne avessi l’intenzione, tanto malvagia.

Toltimi in compagnia venti de’ più gagliardi del bastimento, oltre allo scrivano, sbarcammo due ore prima della mezzanotte nel luogo stesso, ove gl’Indiani si erano nella precedente notte schierati in battaglia. Io avea scelto questo luogo di sbarco siccome il più acconcio ai disegni che principalmente mi condussero quivi e che ho già detti: sapere cioè se gl’Indiani avevano abbandonato il campo della battaglia, e lasciate dietro di sè vestigia del danno portato loro dalla nostra artiglieria. Pensai in oltre, che se ne fosse riuscito di impadronirci di due o tre di costoro, avremmo forse potuto riavere in via di cambio il nostro piloto.

Scesi a terra senza strepito, ci dividemmo in due squadre, l’una delle quali era comandata dal nostro guardastiva, l’altra da me. Non avendo udito nè veduto muoversi a quell’ora nessuna creatura umana dell’isola, ci avviammo a dirittura in due corpi, ad una certa