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essendo allora costituiti in una specie di confederazione fra loro, e per conseguenza cresciuti d’affari, non tornava il lasciare in un cantone spartato dell’isola trentasette Indiani indipendenti, e da vero inoperosi, perchè se si eccettui il procurarsi sostentamento, nel che riuscivano assai difficilmente da sè stessi e senza la carità dei coloni, non avevano del rimanente da far nulla. Consigliai pertanto al governatore spagnuolo di andare a loro in compagnia del padre di Venerdì, e di proporre ad essi il partito di separarsi nell’uno o nell’altro di questi due modi: o formando altrettante piantagioni, o entrando nelle diverse famiglie de’ coloni, presso le quali si avrebbero guadagnato il vitto in qualità di servi, non mai per altro di schiavi; perchè non volli permettere che nessuno di essi fosse ridotto in istato di schiavitù con la forza. La loro libertà entrava negli arcoli della capitolazione, con cui s’arresero, e questo articolo non doveva essere violato giammai.

Costoro accolsero di tutto buon grado tale proposta, in conseguenza assegnammo spazi di terreno a quelli fra loro, che vollero mettere piantagioni, ma furono soli tre o quattro che si attennero a tal partito; i rimanenti entrarono, chi in una famiglia, chi nell’altra dei nostri piantatori. Laonde la mia colonia potè dirsi stabilita nel modo che vengo a spiegare.

Gli Spagnuoli rimasti in possesso della mia prima abitazione, diremo la città capitale, si estendeano con le loro piantagioni sino alla riva del fiumicello, che metteva alla picciola darsena da me le tante volte descritta, non che alla mia casa di villeggiatura, e più in là a proporzione de’ maggiori spazi di terreno che coltivarono, ma tenendosi sempre a levante. Gl’Inglesi vivevano al nord-est (greco) laddove Guglielmo Atkins e i suoi due compagni si stabilirono, e vennero innanzi sino ad ostro e sud-west (libeccio) al di qua degli stabilimenti spagnuoli. A ciascuna piantagione andava accompagnata una grande giunta di terra oziosa, affinchè i piantatori potessero metterla a lavoro, se ne veniva loro il talento o il bisogno, onde non vi fu mai occasione di venire a contrasti per mancanza di spazio. Tutta l’estremità orientale dell’isola rimase disabitata, affinchè, sè alcune masnade di selvaggi fossero sbarcate su la spiaggia per celebrarvi un de’ lor soliti nefandi conviti, potessero andare e venire a loro voglia. Se non inquietavano nessuno dell’isola, nessuno dell’isola li disturbava; nè v’ha dubbio che coloro non sieno anche in