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circa arrivammo alla baia di Todos los Santos (di Tutti i Santi); ed eccomi anche una volta liberato dalle disgrazie e, in questo caso, dalla più miserabile di tutte le condizioni della vita umana. Or non mi rimaneva altro, che pensare al partito cui mi sarei appigliato.




Piantagione di zucchero fatta nel Brasile.



N

on mi ricorderò mai abbastanza del generoso trattamento usatomi dal capitano. Oltre al non aver voluto ricevere alcun danaro pel mio viaggio al Brasile, mi diede venti ducati per la pelle del leopardo, e quaranta per quella del leone che si trovavano nella mia scialuppa, comandando indi che mi fossero puntualmente consegnate tutte le cose di mia pertinenza.

Quante di queste fui contento di vendere, le comprò da me; così accadde per la cassa di liquori, così per due moschetti e per una parte del pane di cera, perchè il rimanente di esso lo aveva convertito in candele; in una parola di tutto il mio carico ricavai dugento venti ducati, col qual capitale toccai la spiaggia del Brasile.

Non rimasi qui a lungo senza che il buon capitano m’avesse raccomandato ad un onest’uomo come lui, possessore di un ingenio; chè così chiamasi colà una piantagione e fabbrica di zucchero. Vissuto qualche tempo con questa persona, imparai il modo di piantare e di fabbricare lo zucchero; e veduto come i piantatori vivessero e facessero presto ad arricchire, mi determinai, purchè avessi una licenza,