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i matrimoni fra i Cristiani, difficoltà tali che non mi tengono niente quieto. Mi spiego. Posso io sposare un uomo che professa il cristianesimo con una selvaggia, con una idolatra, con un’eretica, in somma con una donna non battezzata? E quanto alle donne di cui si tratta ora, non vedo che abbiamo tempo abbastanza per ingegnarci di farle abili ad entrare nel grembo della cristianità, o sia a far che credano in Cristo, di cui ho gran paura non abbiano mai udita una parola, requisito indispensabile perchè si possa, essendo elleno adulte, amministrare ad esse il battesimo. Figliuoli cari, scusate, ma dubito molto sul quanto siate cristiani voi stessi, sul quanto conosciate Dio e le sue leggi; e se non m’inganno, quelle povere donne devono aver ricevute ben pochi ammaestramenti da voi su questo particolare. Se dunque non mi promettete di far tutti gli sforzi che dipendono da voi per indurre le vostre mogli a farsi cristiane, e se non le istruite, fin dove potete, nella cognizione e credenza del Dio che le ha create, nell’adorazione di Gesù Cristo che le ha redente, io non ho facoltà di unire in matrimonio uomini cristiani con donne pagane. Ciò non s’accorderebbe nè co’ miei principî di Cristiano, nè con la legge di Dio che espressamente me lo divieta.»

Ascoltarono attentissimamente tutte queste cose che io a mano a mano spiegava loro, tenendomi quanto sapeva alla lettera, e soltanto aggiugneva del mio (ma era fedele nell’avvertirli delle aggiunte), aggiugneva del mio quanto mi sembrava più opportuno a convincerli che il prete aveva ragione, e ch’io la pensava affatto nella stessa maniera. Mi risposero di comune accordo essere verissimo tutto quanto il degno ecclesiastico aveva detto, essere pur troppo cattivi Cristiani eglino stessi che non avevano mai detta una mezza parola di religione alle loro mogli.

— «E come potremmo farlo, magnifico signore? soggiugneva Guglielmo Atkins. Noi! noi che non sappiamo nulla di religione noi stessi? Poi, un’altra! se andassimo a parlare di Dio e di Gesù Cristo, d’inferno e di paradiso alle nostre donne, ci riderebbero in faccia, ci dimanderebbero che cosa è che crediamo noi? E se rispondessimo ad esse che tutte queste cose le crediamo, quella principalmente de’ buoni che vanno in paradiso e de’ cattivi che aspetta l’inferno, ci saprebbero domandare: E voi dove vi figurate d’essere aspettati, voi che credete tutte queste belle cose e siete tanto cialtroni? e in quest’ultima parte direbbero troppo la verità. Sapete voi, mio signore,