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492 | robinson crusoe |
in uno scoppio di lagrime, ad altri venne male, qualcheduno cadde come morto del tutto.»
Non so dirvi quanta impressione mi facesse questa particolarità che mi tornò a mente e l’estasi di Venerdì quando trovò suo padre, e quella di que’ poveri naviganti cui diedi ricovero quand’ebbero il lor vascello incendiato, e la gioia del capitano del bastimento quando per opera mia si vide tornato a vita e libertà nel deserto ove aspettavasi di morire, e la gioia di me medesimo allorchè, dopo ventotto anni di cattività, trovai un buon bastimento pronto per ricondurmi al mio paese nativo. Potete immaginarvi se tutti questi precedenti fatti non mi resero sempre più commosso al racconto di que’ poveri sventurati.
Provvidenze per la colonia e banchetto di perfetta riconciliazione.
OPO aver dato questo specchio dello stato delle cose che trovai quivi, mi spetta ora di descrivere i principali provvedimenti che diedi per questi abitanti, e la condizione in cui li lasciai. Era loro opinione, ed anche mia, che per l’avvenire non sarebbero più stati inquietati dai selvaggi, e che, figurandosi anche il peggio, avrebbero potuto sterminarli se fossero venuti in forza doppia di quella de’ precedenti. Su tal punto adunque non c’era di che pigliarsi fastidio.
Entrai pertanto in un serio discorso con lo Spagnuolo da me denominato il governatore su quanto concernea la futura loro dimora nell’isola. Già io non mi era portato ivi con l’idea di condurre via di lì alcuno di essi, e quando lo avessi fatto per qualcheduno, sarebbe stata un’ingiustizia in verso degli altri, che forse l’avrebbero mal sentita di rimanere, allorchè la loro forza fosse diminuita. D’altra parte io dissi loro in chiari termini, che la mia intenzione era stata,