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proclivi a prestarsi aiuto le une coll’altre, subordinate oltre ogni credere ai loro padroni, che a parlar giusto non si potevano chiamare mariti: mancava ad esse soltanto l’essere istrutte nel cristianesimo e il divenire legittime mogli; entrambi i quali intenti raggiunsero per me, o certo per la visita da me fatta a que’ paesi.


Digressione su gli Spagnuoli.



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opo avere così offerto un racconto su le cose della colonia in generale e alcun che di più speciale su i miei cinque rompicolli inglesi, gli è giusto ch’io dica pure qualche cosa su gli Spagnuoli, che formavano il corpo principale dell’intera famiglia e la storia de’ quali non è priva d’incidenti piuttosto notabili.

Ebbi lunghi discorsi con essi su i particolari, che loro occorsero quando vissero fra i selvaggi. Mi confessarono ingenuamente che non aveano grandi cose a dire su l’industria o saggezza con cui si contennero durante quel tempo: essersi veduti in tale stato di miseria, di abbandono e abbiezione che, quando anche vi fossero stati mezzi per loro di liberarsene, si erano abbandonati in preda alla disperazione, si sentivano acciaccati al segno di non sapersi immaginare miglior fine del morire di fame.

Un di loro, uom grave e giudizioso, mi disse che, in sua sentenza, avevano avuto gran torto nel darsi per perduti in tal modo; che gli uomini di proposito non devono mai darla vinta così alla sciagura, ma sempre appigliarsi a que’ soccorsi che somministra la ragione, sia per sopportare i mali presenti, sia per pensare ad uno scampo avvenire. «Non v’ha nel mondo, egli mi dicea, più stolto affanno di quello che portandosi soltanto su le cose passate, impossibili ad essere mutate da quelle che furono e, generalmente parlando, irreparabili, non si riferisce piuttosto all’avvenire, e che, senza pensare