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isole più occidentali, ove coraggiosamente sbarcati, trovarono una popolazione assai cortese e sociabilissima, perchè li regalò tosto di molte radici e di un poco di pesce secco. Anzi le donne, non men degli uomini, si affrettavano ad andare in traccia di cose buone a cibarsene e a portarle di lontano su le proprie teste agli approdati stranieri.

Questi rimasero colà quattro giorni, durante i quali, informatisi siccome meglio il potevano per segni su le nazioni che abitavano qua e là in quelle spiagge, udirono come parecchie feroci e terribili genti vivessero da per tutto in que’ dintorni, gente che, come quei selvaggi fecero capire a cenni, mangiavano gli uomini. Essi per altro diedero loro a comprendere di non mangiar mai uomini o donne, fuorchè presi in guerra; allora sì, confessarono, che faceano grande gozzoviglia e mangiavano i loro prigionieri.

Gl'Inglesi chiesero quando sarebbe che farebbero un banchetto di simil natura. I selvaggi risposero che ciò sarebbe avvenuto di qui a due lune, accennando la luna e con le dita il numero due; che il loro gran re aveva allora duecento prigionieri da lui fatti in guerra, e ch’essi nudrivano perchè fossero ben grassi al momento del prossimo banchetto. Gl’Inglesi mostrarono forte desiderio di vedere quegli sgraziati; curiosità che fu frantesa dagl’isolani, i quali credettero che gli stranieri bramassero averne non so quanti per portarseli via seco e mangiarseli. Come intesero dunque, risposero additando la parte del tramonto e la parte del nascer del sole. Ciò volea dire che nella seguente mattina avrebbero recato loro alquanti di questi prigionieri. Di fatto la mattina tratti fuori del loro chiuso undici uomini