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perchè il sito da essi prescelto era protetto da un lato dal fianco di un monte e già provveduto d’alberi da gli altri tre lati, onde col piantarne de’ nuovi poteano facilmente celarsi ad ogni sguardo, semprechè uno non avesse cercato studiosamente di scoprire la loro dimora. Avendo essi chieste alcune pelli secche di capra per farsene letti e coperte, le ottennero, oltre a diverse accette e stromenti di agricoltura, di cui gli altri coloni poterono spropriarsi, dietro sempre la parola formale data dai proscritti che non se ne sarebbero serviti a disturbare la quiete o a danneggiare le piantagioni degli altri. Ebbero pure e legumi e orzo e riso da seminare, in somma quanto mancava loro, fuorchè armi da offesa o munizioni.

Vissuti in questa segregata condizione sei mesi all’incirca, furono fortunati nel primo loro ricolto, benchè, atteso la poca area di terra che aveano posta a coltura, non comparisse di soverchio abbondante. E da vero, dovendo essi fondare affatto di nuovo la loro colonia, non avevano una piccola briga su le spalle. Quando poi vennero al punto di fabbricarsi da sè e tavole e pentole e stoviglie di simil natura, si videro del tutto fuor del loro elemento, e non vennero a capo d’alcuno di tali lavori. Anzi, sopraggiunta la stagione delle piogge, per non avere un luogo ove mantenere asciutto il grano, corsero grande pericolo che andasse a male, ciò che li pose in grave costernazione; laonde si raccomandarono agli Spagnuoli che volessero aiutarli nello scavare una grotta nel monte da cui erano spalleggiati. Acconsentirono questi di tutto buon grado, nè passarono quattro giorni che aveano terminata per quegli sgraziati una grotta ampia abbastanza per custodirvi e riparar dalla pioggia il grano e quant’altre cose volevano. Ad ogni modo questa grotta era una gran meschina cosa, almeno a paragone della mia, soprattutto dopo che gli Spagnuoli l’aveano grandemente ampliata e fatti dentro essa novelli spartimenti.